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Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2003
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Una sola parola: capolavoro.
Observatory Mansions racchiude tutto cicche nel profondo dell’anima ognuno di noi vorrebbe palesare al mondo, ma non ha il coraggio di farlo. Un edificio bizzarro nella struttura, e alquanto bizzarro per gli inquilini che lo abitano, che si estranea per la sua architettura obsoleta dal resto della città, e al tempo stesso si ostina a farne parte. Strane personalità si esibiscono ogni giorno, come fosse un teatrino, un circo fisso e stabile di reietti inconsapevoli della propria condizione, convinti e attenti a non disgiungersi dalla propria natura, ma desiderosi di svincolarsi da tale realtà. Francis Orme, grottesco e delicato personaggio, archivista delle vite altrui, attraverso oggetti dimenticati, che per altri definiti “ immondizia”, sviluppa una forma d’amore compulso verso tali cimeli e faticherà a provare un così intenso sentimento per un altro essere vivente. A rubare l’equilibrio, una nuova inquilina arriva ad Observatory Mansions, Francis e e la “stramba” compagnia si mettono a nudo perlustrando se stessi, fino a dissociarsi dalle proprie certezze, fragilmente esausti della loro quotidianità ognuno ritroverà la toppa della serratura della loro esistenza. Edward Carey ancora una volta solleva dalla polvere granelli di carbone per renderli perle.
Questo libro l'ho acquistato quasi ad occhi chiusi, ignorando completamente l'identità di questo autore. Era stata la trama a incuriosirmi e qualcosa mi diceva "leggimi". Generalmente un libro non mi rapisce dalle primissime pagine, ma di "Observatory Mansions" me ne sono innamorata dopo solo qualche frase! Adesso voglio leggere tutto di Carey. Mi ha regalato un viaggio nell'assurdo, tra individui irragionevoli, irritanti, a tratti dolci e divertenti e poi di nuovo aberranti! Circondati da sporcizia, cattiveria, polvere, ricordi e "amore". Uno stile originale e una storia decisamente particolare, che nella sua bruttezza risplende per accurata e inspiegabile bellezza. Carey è uno scrittore, drammaturgo e illustratore inglese. A quanto ho scoperto da una sua intervista online, sembrerebbe che per iniziare a scrivere una storia si lasci guidare dal disegno, partendo dalla rappresentazione di un personaggio. Il primo capitolo di "Observatory Mansions" comincia con un'illustrazione: ci mostra il viso di Francis Orme, il protagonista. Oh, già mi mancano tutti quei pazzi personaggi, divorati dalla solitudine e dalle loro ossessioni! La storia di questo romanzo mi ha ricordato le atmosfere dei film "Il favoloso mondo di Amélie" mescolate a quelle di "Delicatessen"... sì, è deliziosamente assurdo.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
"Entrammo dunque nel Tempo dei Ricordi, strano tempo nel quale noi inquilini di Observatory Mansions fummo costretti ad assimilare rimembranze che venivano estirpate da ciascuno di noi affinché bussassero alle porte altrui, svolazzassero per le stanze, si insinuassero nelle nostre narici mentre dormivamo".
Una fatiscente dimora vittoriana trasformata per necessità economiche, dagli ultimi discendenti della tarata famiglia che l'ha costruita, in un condominio claustrofobico, ricetto di personaggi stravaganti e dissennati: questo lo scenario allestito da Edward Carey, trentenne londinese disegnatore e autore teatrale, per il suo romanzo d'esordio, Observatory Mansions, un gioiello anomalo che si può leggere sia come metafora delle paranoie contemporanee, sia come un'escursione fantastica nel mondo delle fiabe. La voce narrante è quella di Francis Orme, disadattato rampollo di una stirpe in estinzione, una sorta di Peter Pan postmoderno la cui "Isola che non c'è" sembra una proiezione di modelli beckettiani o di George Perec. I suoi genitori abitano con lui, ma siccome ciascuno dei due crede di vivere in un'epoca diversa, non s'incontrano mai. Quasi un rovescio del personaggio di Barrie, Francis invece di volare ha scelto l'immobilità: di mestiere fa la statua vivente a un angolo di strada, e rifiuta ogni contatto col mondo circostante indossando perennemente immacolati guanti bianchi. Anche gli altri quattro abitanti superstiti di Observatory Mansions tengono a bada come possono i propri fantasmi interiori: c'è chi vive attraverso la TV, chi si trasforma in cane, chi suda incessantemente, chi uccide. Come in ogni favola, anche se tra il gotico e il noir come questa, il lieto fine arriva con l'amore. Sarà una nuova inquilina, non meno problematica ma capace di aprirsi agli altri e animata da una strenua voglia di vivere, a portare alla luce in ciascuno insospettate risorse, scardinando i meccanismi distruttivi e restaurando un accettabile rapporto con la realtà.
Un mondo a sé stante, quello inventato da Carey, una stanza dei giochi per sé e i lettori, in cui bisogna accettare le sue regole e lasciarsi trasportare dalla sua forza visionaria a vivere avventure dell'inconscio.
A cura di Wuz.it
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