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Anno edizione: 2025
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Cos'è quel "brivido ai polpastrelli" a cui è impossibile resistere? La smania che porta gli scrittori, nei secoli, a gioire e disperarsi davanti al foglio bianco, alla macchina da scrivere, alla tastiera del computer? Con la disinvolta competenza del narratore navigato e il tono sornione dei suoi pezzi su "la Lettura" del "Corriere della Sera", Piperno ci regala un'irresistibile riflessione sull'arte di scrivere.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Alcuni passaggi, nelle prime trenta pagine, come lettore, mi hanno subito irritato in via definitiva. Il primo della classe Piperno, dal suo scranno, dileggia (deride e irride) gli scrittori dilettanti: quegli impiegatucci di provincia che colmano pateticamente di manoscritti velleitari, destinati all'oblio, i loro cassetti (povero Kafka). Poi, il Piperno, non pago, dichiara inutili, in genere idiote, e parimenti velleitarie, le recensioni dei lettori, dei cui avventati, ingenui pareri volgarmente naif rivendica con orgoglio di fregarsene. Beh, eccomi qua: sono l'archetipo del recensore autodidatta. A completare il quadro, il severo Piperno ricorre a un classico intramontabile, che sentivo salmodiare da una mia prof, invero non irresistibile, alle medie: "se non si capisce questo di Tizio, allora di lui non si è capito nulla". La protervia del professor Piperno è attenuata, ma solo in parte, dalle molte belle citazioni, specie di Flaubert, Proust e Nabokov. Sul finale, poi, una colossale cazzata: i romanzi parlano solo alla borghesia e della borghesia. Ergo, i non borghesi e loro figliolanza non si azzardino, per carità, ad entrare in una libreria, o si limitino a frequentarne giusto i settori cucina e fai da te. Ah, cielo, se Piperno leggesse la recensione, immagino quali fiammeggianti strali mi lancerebbe dal suo trono.
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