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Sicuramente può non piacere, soprattutto a chi ha meno di 40 anni. Io ci ho trovato mille pensieri miei, nero su bianco. Non sarà un capolavoro della letteratura, ma si legge velocemente, ed è divertente. Un po' di sana misantropia impotente ed insofferenza pessimista verso la massa ignorante e complice che accetta tutto e vive in Capannonia.
Non mi è piaciuto per niente. L’ho trovato altezzoso. L’autore si pone l’obiettivo di parlare della realtà dei giovani e delle loro difficoltà. Si dimentica solo una cosa. Lui non è uno di loro. E questo inevitabilmente lo porta a descrivere una realtà senza avere gli strumenti adeguati per capirla. Il suo sguardo è accusatore, superficiale e giudicante. “Ok, boomer”, mi verrebbe da dire.
Leggo Michele Serra da una vita: le sue gustosissime 'amache' quotidiane su 'la Repubblica', i suoi articoli, i suoi libri, i suoi testi scherzosi anche in forma di poesie. Trovo in lui, oltre a una scrittura mirabile per il gioco sopraffino e sorprendente che riesce a fare con le parole e la costruzione delle frasi, una sintonia di fondo nella visione ideologico-generazionale del mondo: nella maggior parte dei casi concordo pienamente e quando mi capita di dissentire è un dissenso che 'quasi mi spiace', perché comunque lui riesce a farmi apprezzare il contenuto da cui dissento, anche per il modo, sempre intelligente, argomentato e garbato, con cui lo propone. Questo libro non mi sorprende: si legge in un fiato. Un fiato leggero e piacevole, ma che è anche un lungo sospiro, tra l'amaro e il depresso. Un ossimoro, insomma: e io con gli ossimori vado a nozze. La trama è tanto sottile che pare non esserci. Più che una storia tradizionale, con un inizio e una fine, è un filo sospeso: come del resto il titolo, 'Ognuno potrebbe', in cui si leggono i puntini anche se non ci sono. Un filo che tiene insieme considerazioni, ricordi, riflessioni, dentro un vissuto raccontato in tempo reale dal protagonista, Giulio, che a quasi quarant'anni si trova ancora precario a fare strane ricerche, qualificate come antropologiche, sull'esultanza dei giocatori di calcio dopo aver segnato un gol.
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