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Il saggio di Crainz analizza i nodi e le lacune tra Ovest e Est Europa. La prima parte s'intitola "Le difficoltà di un progetto". La tesi è che gli Stati dell'Est Europa sono stati attratti più dal consumismo che dal liberalismo, hanno aderito al progetto europeo nel momento in cui nella parte Ovest il progetto socialdemocratico entrava in crisi. Non concordo con il punto di vista dell'autore che (1) parla di un progetto, mentre l'Unione Europea non è frutto di un solo progetto, (2) dimentica successi e punti di forza della coesione europea a fronte delle difficoltà numerose alle quali resiste, (3) omette i numerosi programmi e progetti europei a sostegno di agricoltura, infrastrutture, giovani ecc. La seconda parte si occupa degli usi pubblici e politici della storia nell'Est Europa. La tesi è la costruzione dell'identità storica come storia patriottica nell'opposizione Noi / Loro, rivolta contro Stati vicini (per es. Grecia e Macedonia del Nord), contro la Russia (in passato Polonia e Ungheria), contro l'Europa (l'Ungheria oggi). La prima opposizione comporta il rischio "balcanico" della guerra, la seconda opposizione rimarca il 23 agosto come data di Commemorazione delle vittime di tutti i regimi totalitari e autoritari (la memoria storica in Europa è divisa), la terza opposizione contrassegna le destre illiberali e reazionarie. Le ultime due opposizioni ci ricordano che l'Europa è in divenire, la sua strada non è già segnata, la liberaldemocrazia europea e i rapporti istituzionali tra politica ed economia conquiste da difendere contro i nemici della società aperta.
Documentatissimo, come sempre Guido Crainz. Il volumetto dello storico si concentra su questioni molto poco analizzate e ancor meno conosciute dai non specialisti relative al concetto di storia pubblica e identità condivisa. Si scopre così che l’Europa è -ahinoi- lontana dal riconoscere e dall'avere un passato storico e un’identità comuni. Soprattutto a Est soffiano venti di revisionismo e nazionalismo (spesso revanscista) volti a negare o confondere le acque sulle responsabilità nazionali in termini di fascismo, nazismo e Olocausto. Crainz la chiama “politica della storia” e ce ne mette in guardia. Una possibile e ardua soluzione resta l’educazione e le scelte che a essa si collegheranno.
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