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A più di vent'anni di distanza dalla pubblicazione de "La mia Africa", la Blixen racconta ancora, con nostalgia e gratitudine, la sua esperienza straordinaria di vita in Kenia. I quattro brevi racconti sono una sorta di ringraziamento tardivo alle persone con le quali ha vissuto (ritroviamo Farah e Kamante tra gli altri); sono ricordi in ordine sparso di un passato indimenticato e indimenticabile. Non è un libro così incisivo da diventare memorabile, ma la scrittura è sempre bellissima, elegante ed evocativa: sembra arrivare da un tempo lontano e in un tempo lontano trasportarci.
Nel 1931 la Blixen abbandonò definitivamente la sua Africa, ma per lei, ""la Croce del Sud brillò ancora per un poco dopo la sua scomparsa, come una traccia luminosa nel cielo, poi impallidì e si spense"". I paesaggi, gli animali, gli esseri umani che avevano colmato quell'esistenza di angosce e felicità acquistarono l'aspetto delle figure che ci appaiono nei sogni. Eppure la Blixen sapeva che ""l'Unità creativa"" della sua stessa persona era costituita dalla tensione tra quell'Africa, immagine di una primigenia, selvatica nobiltà, e il suo Nord, gotico e metafisico. Così per anni la sua memoria continuò a rivolgersi verso un'invisibile Croce del Sud, e a poco a poco si sarebbero depositate le pagine di questo piccolo libro, ricco di storie e di memorabili ritratti, primo fra tutti quello del servitore Farah, qui presentato come ""il gentiluomo più perfetto"". Intorno a lui, molti altri profili si disegnano, ""ombre misteriose, altere e vigili"". E ancora una volta avvertiamo la profonda affinità tra la Blixen e questi esseri, come lei ""innamorati del pericolo, della morte e di Dio"". Pubblicato nel 1961, un anno prima della morte della Blixen, ""Ombre sull'erba"" è un ultimo gesto di omaggio e di feudale fedeltà a una terra molto amata.
Recensioni
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Nel 1931 la Blixen abbandonò definitivamente la sua Africa, ma per lei «la Croce del Sud brillò ancora per un poco dopo la sua scomparsa, come una traccia luminosa nel cielo, poi impallidì e si spense». I paesaggi, gli animali, gli esseri umani che avevano colmato quell'esistenza di angosce e felicità acquistarono l'aspetto delle figure che ci appaiono nei sogni. Eppure la Blixen sapeva che «l'Unità creativa» della sua stessa persona era costituita dalla tensione fra quell'Africa, immagine di una primigenia, selvatica nobiltà, e il suo Nord, gotico e metafisico. Così per anni la sua memoria continuò a volgersi verso un'invisibile Croce del Sud, e a poco a poco si sarebbero depositate le pagine di questo piccolo libro, ricco di storie e di memorabili ritratti, primo fra tutti quello del servitore Farah, qui presentato come «il gentiluomo più perfetto». Intorno a lui, molti altri profili si disegnano, «ombre misteriose, altere e vigili». E ancora una volta avvertiamo la profonda affinità fra la Blixen e questi esseri, come lei «innamorati del pericolo, della morte, e di Dio». Pubblicato nel 1961, un anno prima della morte della Blixen, Ombre sull'erba è un ultimo gesto di omaggio e di feudale fedeltà a una terra molto amata.
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