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Anno edizione: 2017
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Onnazaka è un libro che affronta un tema molto delicato, sicuramente impattante sotto tanti punti di vista: la condizione della donna in Giappone, nel primo periodo Meiji. E' stata una lettura che mi ha trasmesso tanta tristezza, poiché ho potuto percepire, leggendo, la sofferenza della protagonista, Tomo, intrappolata in una situazione di completa sottomissione al marito, un uomo senza scrupoli ed insensibile, un politico che persegue i suoi obiettivi e le sue cause, in un periodo storico delicato per il Giappone, fino all'ultimo atto di ribellione della moglie. Alla sua storia si aggiungono quelle delle concubine, Suga e Yumi, anch'esse intrappolate in una situazione che non hanno scelto, ma a cui sono state costrette. Tutto il romanzo racconta spaccati della vita quotidiana di queste donne, che vivono nella casa dei Shirakawa, aprendo una finestra anche all'ambito psicologico, oltre che alla semplice narrazione. In generale, è stato un libro che è riuscita a prendermi principalmente nell'incipit e nella sua conclusione, lasciando, invece, la parte centrale scorrere in modo più lento. Nel complesso mi è piaciuto, soprattutto per lo stile di scrittura a tratti poetico, sicuramente molto elegante, tramite cui è riuscita a dare voce a delle donne che sono state costrette a vivere nell'ombra. Ho trovato molto utile il glossario a fine libro, per me che non conosco bene la cultura giapponese, ed anche la postfazione di Daniela Moro, che mi ha aiutata a comprendere meglio il contesto storico in cui è ambientato il romanzo, rispetto al contesto storico in cui è stato scritto, successivo, in quanto terminato dall'autrice nel 1957. Inoltre, grazie alla postfazione, ho anche scoperto che per ritrarre la figura e le vicende della protagonista l'autrice si è ispirata all'esperienza personale, attingendo alla personalità e al vissuto della propria nonna.
Nel Giappone alla fine del periodo Edo, Tomo è la moglie di un alto funzionario che riceve dal marito un incarico particolare ovvero di ricercargli una concubina. Nonostante la richiesta le incrini qualcosa dentro Roma sceglie la giovane Suga come amante del marito. Le due donne così si ritrovano in una situazione infelice agli ordini dell'alto funzionario. Onnazaka da voce alle sofferenze e ai dissidi interiori di tante donne in un periodo storico nel quale quest'ultime erano completamente assoggettate agli uomini. Un'era caratterizzata da una società patriarcale che non permetteva alle donne di esternare qualsiasi sentimento. Vi consiglio Onnazaka perché riesce a trattare il dolore di tante donne con delicatezza e rispetto.
La storia di Tomo, questa moglie di un uomo importante educata da sempre ad ubbidire, il più possibile con decoro e dignità, racconta questo: Viene incaricata dal marito di scegliere una concubina, una ragazza giovanissima, bella e, soprattutto, estremamente docile. La conferma che più che di concupiscenza si tratti di un mero esercizio di potere, e' data dal fatto che lui, l' uomo, non si disturba nemmeno a scegliere la ragazza in questione. Come dire, l' una vale l' altra, purché sia "un pezzo di carne" fresco, gradevole e con lo spirito di un daikon. Eppure, la transazione in sé, pur essendo sfacciata, viene ipocritamente gestita. La ragazza viene scelta, fatta passare per cameriera, poi registrata sullo stato di famiglia come figlia adottiva. Tutti sanno, ma si bisbiglia. Lui un po ostenta, un po nasconde. Ipocrisia. Tomo deve essere complice del consorte, deve gestire le cose al meglio secondo i pochi criteri che le sono stati indicati, ma deve anche cercare di mantenere un minimo di controllo sulla situazione, verificare che l'indole della ragazza non si riveli un pericolo per lei stessa, in futuro. Tale consapevolezza non le risparmia anche la pena per la stessa fanciulla. Onnazaka, insieme a Namamiko e Maschere di donna, fa parte di una trilogia ideale, che raccomando senza esitazione. Tre storie indipendenti, ma un unico filo rosso. Capolavoro.
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