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Anno edizione: 2019
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Dopo il successo mondiale della saga di Fallen, ecco il nuovo romanzo di Lauren Kate: la storia di un amore ostacolato, in una Venezia magnifica e crudele, città delle maschere, luogo perfetto dove nascondere, fin che si può, i trasalimenti del cuore.
«Un romanzo che ci trasporta nei fasti della Venezia del ’700, a passo di danza tra calli e vicoletti, in un carnevale di musica, amore e intrigo» – The Huffington Post
E Violetta si sentì meno sola. Erano due spiriti affini su un tetto.
È una cupa notte di dicembre del 1725, Venezia è stretta nella morsa dell'inverno. Violetta, cinque anni, si è rifugiata nella soffitta dell'istituto per trovatelli noto come Ospedale degli Incurabili, dove vive. Oltre il vetro gelido di una finestra, con la sua bambola stretta al petto, sente il canto soave di una donna, giù in strada, e la vede abbandonare un bambino nella ruota. Dieci anni dopo, in quella stessa soffitta piena di vecchi indumenti e violini rotti dove lei continua a sognare una vita libera, Violetta incontra Mino. Violinista dell'ala maschile dell'orfanotrofio e primo essere umano capace di farle intravedere, attraverso il soffio suggestivo della musica, un orizzonte di speranza. Ma questa inaspettata magia ancora non basta: troppo urgente è il desiderio di Violetta di diventare una cantante, e potrebbe essere un desiderio maledetto...
Un romanzo un po' semplice e scontato, una lettura leggera, non mi è dispiaciuta alla fine, però è vero che l'ho trovata ovvia, soprattutto all'inizio. La separazione dei protagonisti, il rincorrersi durante una vita vissuta diversamente dai due ma col pensiero sempre rivolto l'uno all'altra e viceversa, e per finire il ricongiungimento tanto atteso che doveva per forza arrivare. Piacevoli le sfumature nel mezzo, avrei preferito un capitolo più dettagliato della morte di Federico e del confronto tra padre e figlio, mentre il finale che prende la voce narrante di Farfalla mi è piaciuto molto.
Una donna che ha saputo coinvolgermi, grazie alla sua scrittura e le sue ambientazioni, un po' dall'aria cupa dall'esterno, ma suggestive dopo averle conosciute meglio. Ecco allora che questa nebbia che avvolge il panorama torna nella cover di "L'opale perduto", rappresentando uno scorcio di una calle veneziana, con i suoi canali, le gondele e i ponti che la contraddistinguono. Una trama che discosta da subito dal fantasy della sua serie di successo, per portarci indietro nel tempo, per la precisione nel 1725, all'interno di un orfanotrofio, preparandoci a un romanzo ricco di colpi di scena. E' tra maschere veneziane, carnevale, musica di violini e canti in chiesa, che si svolge la storia di Violetta e Mino; la prima volta che si vedono la bambina ha cinque anni e una donna sta abbandonando una piccola creatura. Un legame che va oltre la musica e le parole quello che si instaura subito tra i due quando, dieci anni dopo, si trovano sul tetto di quella che è casa loro, sognando un futuro diverso, all'aperto e vivendo come ogni cittadino della laguna. Due strade differenti portano i ragazzi a separarsi per molti anni: da una parte una vita fatta di agi e privilegi, dall'altra una attorniata da stenti e luoghi di fortuna in cui rifugiarsi. Un titolo suggestivo, che mi ha posto più di un quesito durante la lettura, fino a circa metà libro, quando ecco che appare, si materializza ai nostri occhi, dando nuova vita a Violetta. Una storia ritmata, che un po' segue quel delicato archetto che pizzica le corde dei migliori violini veneziani, è quella che vi troverete a vivere, catapultati nel passato, sarà come assistere a un eterno ballo in maschera.
Inizialmente era così esasperatamente lento che, se non ho pensato di abbandonarlo, ero quantomeno convinta che nulla avrebbe potuto risollevarne le sorti. Poi, per fortuna, la trama evolve dal banale instant-love e i percorsi dei protagonisti si separano, permettendo loro di fronteggiare scelte difficili e situazioni imprevedibili e, di conseguenza, maturare. Si separano, ho detto. Eppure non si possono evitare di notare corrispondenze e conoscenze comuni, le quali mettono in luce l'indissolubile legame fra Violetta e Mino, i cui destini, dopo questo incessante rincorrersi a vicenda, convergono nelle scene finali. Quest'ultima parte, oltre ad essere molto tesa, è altrettanto avvincente, e non esente da sorprese (ok, le avrò pure intuite, ma sono comunque soluzioni geniali). L'intreccio finisce insomma per rivelarsi altamente soddisfacente, raggiungendo il livello della scrittura e delle atmosfere. Lo stile dell'autrice lascia letteralmente senza parole, è pregevole nella sua preziosità ed eleganza, ma al contempo limpido e accessibile. Inoltre, esso si adatta perfettamente alla raffinatezza del combo Venezia-musica classica, in cui viene investita una potenza evocativa senza pari.
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