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Anno edizione: 2017
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Eloquente lettura per anni praticamente introvabile e spesso citata dall’indimenticabile Montanelli. È, tuttora sorprendentemente attuale e capace di mettere in imbarazzo certe nostre élite “radical chic” al caviale&champagne. L’autore, una delle colonne del liberalismo della seconda metà del secolo scorso, così come Popper, dopo aver, pure lui, brevemente creduto al Marxismo, appena avuta l’occasione di visitare l’URSS e scoprendo i disastri prodotti da Stalin, ha presto abiurato, ed un po’ come George Orwell, non ha più risparmiato critiche al totalitarismo disumano che forse ha superato perfino il proprio Nazismo. Oggi, alla luce di ciò che si apprende, si rivelano chiaramente le ambigue tesi di Gramsci che, pur opponendosi allo stalinismo violento, al posto della rivoluzione e le barricate, raccomandava una rivoluzione del tutto nuova, discreta, lenta e silenziosa, ma efficace, alla conquista dell’egemonia culturale per imporsi a coloro che più di tutti influenzano i tessuti importanti del Paese e della società. Ecco che l’opera del prestigioso autore, parafrasando il famoso “Oppio dei Popoli” di Marx, denuncia quella droga che costituiva una vera cospirazione intellettuale, che va in detrimento delle libertà. Praticando ambiguamente l’ostracismo, pian piano guidano verso il collettivismo senza spargimento di sangue. Aron, già amico dello stesso Sartre, lo accusa di cinismo per tacere sui criminosi delitti messi in pratica nel cosiddetto Paradiso del Proletariato, perfino contro i propri seguaci. Così, denuncia la potente arma mortifera che costituisce un grave pericolo per i diritti individuali; veleno ipocritamente spacciato come se fosse rimedio, dalla stessa categoria che invece avrebbe dovuto mettere in guardia sui processi politici di cui il PCI di Togliatti era perfettamente consapevole. Allora, il saggio che accusava è fatto sparire dalle librerie; nuovamente disponibile: c’è da sperare che indottrinati artisti e dirigenti vi si possano riconoscere.
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