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Libro candidato da Simonetta Bartolini al Premio Strega 2022
Cinque racconti e un romanzo corale. La vita, la morte, l'amore, le inquietudini del nostro tempo e di ogni tempo. Domande radicali e passione civile. Storie avvincenti di uomini e donne, di esistenze individuali trascinate nel turbine della grande storia del '900. Una narrazione di memoria in bilico tra realismo tagliente e fuga nell'immaginario, tra lirica ed epica. E poi il ruolo centrale della natura, sempre presente: da un lato la grande madre che rasserena e consola l'animo tormentato dei protagonisti, dall'altro la trepidazione e il dolore per le ferite che le vengono inferte da una civiltà dei consumi rapace e insensata.
Proposto da Simonetta Bartolini al Premio Strega 2022 con la seguente motivazione:
«Il volume L'orma dei passi perduti è composto da cinque racconti e da un breve romanzo corale. Studioso di storia del Novecento, Paolo Buchignani, allestisce un volume che nasce dalla memoria individuale e collettiva, dalla necessità impellente di portare alla luce con una serie di zoom (i suoi testi potrebbero essere la sceneggiatura di un film) ciò che resta in ombra nella sua opera di studioso: la drammatica collisione della storia sui vissuti personali, sulla carne viva di un secolo le cui ferite non hanno ancora cessato di sanguinare. Storia e memoria che si fanno narrativa che chiamano la letteratura a evocare il vissuto, tra crudo realismo, trasfigurazione fantastica e improvvise folgorazioni epifaniche legate ad un intenso rapporto con la natura, che pervade le pagine di questo libro come ben si vede fino da primo racconto che nasce dalla visione del "monte per che i Pisan veder Lucca non ponno" di dantesca memoria. Un rapporto di cui l'autore racconta di aver preso piena coscienza grazie ad un lontano colloquio con Romano Bilenchi, ugualmente incantato, in età fanciulla, da una collina suscitatrice di un'epifania che egli riteneva la fonte primaria della sua vocazione di scrittore. La memoria famigliare impersonata dalla nonna Esterina, la narratrice del romanzo breve conclusivo (al quale i racconti che precedono fungono da introduzione) Santa Maria dei Colli, si fa memoria collettiva. Il lettore così incontrerà la vicenda di una famiglia e di un paese della piana di Lucca nella prima metà del XX secolo segnata, come tante nel secolo breve, da violenza e morte, ma anche da amore e speranza. Nonna Esterina racconta e chi ascolta a sua volta racconterà alla propria figlia perché la memoria della storia diventi anche educazione sentimentale. Si intrecciano così sentimenti personali, amore-odio; e dialettica politica, fascismo-antifascismo, vissuti dai personaggi, nel territorio compreso tra Lucca e Pisa, che popolano queste pagine, e ai quali si aggiungono quelli di Mario Tobino e Romano Bilenchi, piccolo amato pantheon letterario personale cui l'autore vuole così rendere omaggio.»
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