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Anno edizione: 2008
Anno edizione: 2010
Anno edizione: 2008
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E molto interessante lo consiglio vivamente
Ho sempre apprezzato Galimberti come filosofo e come intellettuale, e questo è stato proprio il libro che mi ha fatto avvicinare a lui. Quando mi sono approcciata alla lettura di questo libro, su consiglio del mio professore di filosofia del liceo, ne ho subito colto l'estrema attrattiva e la delicatezza dei temi trattati che, seppur interessanti, restano comunque pesanti e scomodi per la società. Nello specifico, i macroargomenti trattati sono: 1) Il nichilismo e la svalutazione di tutti i valori 2) L'epoca delle passioni tristi 3) Il disinteresse della scuola 4) L'analfabetismo emotivo 5) La pubblicizzazione dell'intimità 6) La seduzione della droga 7) Il gesto estremo 8) I ragazzi del cavalcavia e l'insensatezza 9) Le generazioni nichilismo 10) Oltre il nichilismo 11) La musica giovanile e il ritmo del cuore 12) Il segreto della giovinezza. Per un risveglio della simbolica giovanile In questo saggio l'autore invita a riflettere su un tema tanto importante quanto triste che affligge la nostra quotidianità, ovvero il nichilismo sociale, quello che Nietzsche definiva - a ragione - il più importante tra tutti gli ospiti. Trovo che questo libro, seppur scritto ormai 15 anni fa, nel 2007, resti sempre molto attuale, pertanto ne consiglio la lettura a tutti coloro che sono interessati all'argomento.
Il saggio veramente interessante, ma traspare che Galimberti è un bachettone e vede il mondo bianco e nero. Ma contestualizzato con lo scrittore e l'anno di pubblicazione (il 2007) dà comunque tanti spunti interessanti su cui riflettere, ecco un giovane secondo me lo può leggere tenendo sempre presente che il libro racconta una visione bianco o nero, mentre i giovani hanno un ragionamento più fluido.
Recensioni
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La tesi di fondo che anima il nuovo saggio di Umberto Galimberti, filosofo, psicologo e saggista di successo, è che il mondo di oggi, in particolare quello dei giovani di oggi, sia pervaso dal nichilismo e dall'assenza di valori e di senso. Il nichilismo infatti è quell'ospite inquietante, ben descritto da Nietzsche a fine Ottocento, che oggi torna ad aggirarsi nella vita dei ragazzi e delle ragazze italiane, cancellando prospettive e orizzonti, intristendone le passioni e fiaccandone l'anima. In un mondo che funziona esclusivamente secondo le leggi della tecnica e del mercato, scrive il filosofo, i giovani si sentono disincantati e sfiduciati, si scoprono disinteressati alla scuola, emotivamente analfabeti, inariditi dentro. Solo il mercato sembra interessarsi di loro per condurli sulle vie del divertimento e del consumo, dove però avverte Galimberti "ciò che si consuma è la loro stessa vita, che più non riesce a proiettarsi in un futuro capace di far intravedere una qualche promessa".
Questo stato di disagio fa sì che le famiglie si allarmino mentre risultano inefficaci i rimedi elaborati dalla nostra cultura sia nella versione religiosa, perché "Dio è davvero morto", sia nella versione laica e illuminista, perché non sembra che la Ragione sia oggi il regolatore dei rapporti tra gli uomini. Nel deserto emotivo, creato dal nichilismo, attecchiscono secondo Galimberti i fenomeni di devianza giovanile noti alle cronache: il bullismo nelle scuole, le violenze degli ultrà negli stadi, l'ecstasy e le altre droghe nelle discoteche, i sassi gettati dal cavalcavia delle autostrade, sino ai gesti più estremi di terrorismo politico, di omicidio e di suicidio.
Ma come uscire da questo cupo scenario, che è per Galimberti innanzi tutto un problema culturale, e non psicologico e sociale? Come andare oltre il nichilismo? La soluzione c'è, scrive il docente di Venezia. E passa, manco a dirlo, ancora per Nietsche, quando ne La gaia scienza il grande filosofo tedesco scriveva: "La vita non mi ha disilluso. Di anno in anno la trovo sempre più ricca, più desiderabile e più misteriosa (
) La vita come mezzo di conoscenza. Con questo principio nel cuore si può non soltanto valorosamente, ma anche gioiosamente vivere e gioiosamente ridere". La proposta di Galimberti è dunque quella di risvegliare e consentire ai giovani di dischiudere il loro segreto, spesso a loro stessi ignoto. Se gli adulti sapranno insegnare ai ragazzi l'"arte del vivere", come dicevano i Greci antichi, che consiste nel riconoscere le proprie capacità, nell'esplicitarle e vederle fiorire secondo misura, allora con questo primo passo i giovani potrebbero innamorarsi di sé. E quell'"ospite inquietante", messo finalmente alla porta, non sarebbe passato invano dalle loro esistenze.
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