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Una lettura spregiudicata e originale dei romanzi italiani dell'Ottocento delinea la storia esemplare della cultura borghese risorgimentale e postrisorgimentale.
Attraverso una lettura spregiudicata ed originale di una serie di romanzi dell'Ottocento italiano (da Giovan Battista Bazzani a Francesco Domenico Guerrazzi, da Antonio Ranieri, da Niccolò Tommaseo a Cletto Arrighi, da Ferdinando Petruccelli della Gattina a Gaetano Carlo Chelli, ecc.), Folco Portinari delinea in questo libro la storia esemplare della cultura borghese risorgimentale e postrisorgimentale.Come è noto nel secolo scorso il romanzo non fu soltanto il genere editoriale privilegiato ma il tramite di modelli di comportamento che l'élite intellettuale trasmetteva non solo alla classe dominante ma anche alle classi subalterne.Mezzo di intrattenimento, il romanzo diventava anche un veicolo particolarmente efficace dei valori conculcati e da conculcare, che era interesse conservare o salvaguardare. Ecco perché la variopinta mappa tracciata da Portinari si intitola Le parabole del reale: il romanzo, attraverso la campionatura propostaci dal critico, svela tutto il suo arsenale di metafore e di simboli della vita civile del suo tempo, e si rivela per il lettore d'oggi una fonte di informazione preziosa e sorprendente.Nell'estrapolare i codici piu disparati che le storie di un Oriani, di un Bizzoni, di un D'Annunzio contengono, Portinari svolge un rigoroso discorso di sociologia della letteratura: ma senza accademismo.La stessa struttura del discorso (per schede a loro volta divise in paragrafi) rende istintivamente familiare al lettore la complessa materia: quasi che l'autore gli fornisse il portolano delle sue letture preferite.
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