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Da tempo Pasquino, uno dei nostri più autorevoli scienziati della politica, ritiene che l'Italia stia attraversando una lunga fase di transizione non ancora terminata. Non è dunque facile fornire un quadro esauriente e dai contorni precisi di quanto sta accadendo nella vita pubblica italiana. Il nostro sistema politico è reso ancor più barocco dal sovrapporsi del nuovo sul vecchio, per cui non abbiamo una vera e propria "seconda Repubblica", ma piuttosto un ibrido che assomma i mali del passato con quelli del presente. A dieci anni da un precedente libro ideato per fornire un lessico orientativo al volenteroso decifratore della politica nostrana, Pasquino edita un volume nuovo, aggiungendo numerose "parole" ormai consolidatesi nel lessico italiano. L'impressione resta comunque quella che nulla sia cambiato, ma quasi tutto sia peggiorato. Ciò potrebbe essere l'effetto di un'interpretazione eccessivamente critica, ma il politologo mantiene un certo equilibrio e si avvale dell'arte della comparazione con realtà politico-costituzionali straniere. Fra le tante voci merita di essere letta "antipolitica", perché se ne evince che poca speranza resta all'Italia, almeno nella configurazione istituzionale attualmente vigente. Indicare come risposta all'antipolitica l'emergere di "figure esemplari, nel comportamento, nelle competenze, nello stile", così da scompaginare l'attuale classe politica corrotta e corruttrice, oltre che mediocre e meschina, ci segnala l'impossibilità di un nuovo risorgimento italiano. Non c'è società civile virtuosa da contrapporre a una politica viziosa. Il quadro che emerge da questo ricco e sintetico lessico della politica italiana è a tinte fosche. Potrebbe essere peggiore, se solo si aggiungessero le parole "mafia", "camorra" e "'ndrangheta", imprescindibili in un vocabolario della politica italiana. Forse la crisi ci salverà.
Danilo Breschi
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