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Anno edizione: 1991
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«È stato detto che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io». Così Sciascia stesso. E tutti i suoi lettori amano ritrovare in questo libro, che è del 1956, le fila della complessa trama dei libri che Sciascia avrebbe scritto in seguito. Qui gli elementi sono tutti riconoscibili: la riflessione storica (sul passato di questo paese che «confina nell’immaginazione» con Racalmuto ed è la sua verità), l’osservazione precisa di una realtà circoscritta, la notazione diaristica, la creazione di caratteri delineati in pochi tratti, la tensione nascosta della prosa, la percezione della «Sicilia come metafora», la tranquilla impavidità nel nominare la realtà sociale (e tra l’altro la mafia, che allora non usava nominare nei libri, o la vita delle zolfare e delle saline). Ma quello che oggi più colpisce in questo libro è la perfetta naturalezza, l’equilibrio in cui questi elementi convivono, formando un insieme che rimarrà memorabile.
Questo è uno dei miei libri preferiti perché si tuffa in un tema spinoso come quello della situazione scolastica in Sicilia. I saggi mostrano un affresco dell’esistenza a Racalmuto e sono davvero molto interessanti. Un’occasione per riscoprire il grande Sciascia.
Inizio a leggere questo libro dopo aver letto un bel pò di libri di Sciascia e come si può leggere da una nota dell'autore, questo non è altro che la summa o l'incipt di tutti gli scritti dell'autore stesso. E' più una raccolta di brevi saggi. Di capitolo in capitolo già ne cogli i sentori, focalizzi a quale "futuro" libro potrebbe appartenere. Non nascondo che leggendo molti autori e autrici siciliani/e vi ritrovo la sua influenza. Sciascia ci racconta la sua vita vissuta a Racalmuto, da ragazzo e di tutto quello che era la sicilia dell'epoca. Emerge tutta la sensibilità e la voglia di lasciare per iscritto tutto ciò che accadeva. Come insegnante viveva i dolori dei suoi alunni e riusciva con lucidità a capire che quello che da insegnante "doveva trasmettere ai discenti" da programma ministeriale, non era quello di cui loro avevano bisogno, gli argomenti spesso erano avulsi dal contesto. La loro era un infanzia rubata dalla stessa famiglia che per fame mandava i ragazzi a lavorare, il freddo, la fatica, non erano contemplate. La politica era sempre legata ai ricchi e ai poveri nella misura in cui i primi avevano i privilegi e i secondi subivano e subivano tutto, la fame, gli stenti e la povertà. Emerge tutta la sicilia, la storia, i danni della prima guerra mondiale che si accavallano alla seconda guerra mondiale, nostra bella Italia, sempre sfruttata e maltrattata. Il nostro meridione abbandonato alla corruzione e al corruttore di turno che detta le leggi del sopruso.consiglio.
E’ stato detto che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l’ho detto anch’io…. Tutti i miei libri in effetti ne fanno uno. Un libro sulla Sicilia che tocca i punti dolenti del passato e del presente e che viene ad articolarsi come la storia di una continua sconfitta della ragione e di coloro che nella sconfitta furono personalmente travolti e annientati.” Le parole di Sciascia riassumono il significato del libro, che non è un romanzo, ma una raccolta di brevi saggi che toccano aspetti particolari della vita siciliana dell'epocavissuta a Racalmuto, paese di nascita dello scrittore, emergono usi e costumi della classe dirigente, dei cosiddetti galantuomini, che frequentano il circolo della Concordia, l’amministrazione politica succedutasi nel tempo a partire dalla fine della seconda guerra mondiale, la situazione scolastica. In questo modo viene tratteggiato, con un fondo di amara ironia, un quadro ampio e articolato della situazione della vita nell’isola e di quanto essa fosse lontana dalla ragione, cioè dalla libertà e dalla giustizia, e sprofondata nel buio della povertà, della fame e del freddo degli abitanti del paese: salinari, zolfatari, braccianti agricoli, mezzadri “tutti sfruttati fino all’estremo, fino all’annientamento e allo sfascio”, ed i ragazzi delle scuole, figli di zolfatari, di salinari e di contadini. “Io parlo loro di quel che produce l’America, e loro hanno freddo, hanno fame; e io dico del Risorgimento e loro hanno fame, aspettano l’ora della refezione, giocano per ingannare il tempo, e magari pizzicando le lamette dimenticano la fatica del servizio, le scale da salire con le brocche dell’acqua, i piatti da lavare”. Un affresco di una Sicilia, di un Italia di settant'anni fa, ma quelli che Sciascia definisce i punti dolenti del passato e del presente, sotto nuovi aspetti, sopravvivono ancora oggi e di certo non solo nella realtà siciliana.
Recensioni
È stato detto che nelle Parrocchie di Regalpetra sono contenuti tutti i temi che ho poi, in altri libri, variamente svolto. E l'ho detto anch'io». Così Sciascia stesso. E tutti i suoi lettori amano ritrovare in questo libro, che è del 1956, le fila della complessa trama dei libri che Sciascia avrebbe scritto in seguito. Qui gli elementi sono tutti riconoscibili: la riflessione storica (sul passato di questo paese che «confina nell'immaginazione» con Racalmuto ed è la sua verità), l'osservazione precisa di una realtà circoscritta, la notazione diaristica, la creazione di caratteri delineati in pochi tratti, la tensione nascosta della prosa, la percezione della «Sicilia come metafora», la tranquilla impavidità nel nominare la realtà sociale (e tra l'altro la mafia, che allora non usava nominare nei libri, o la vita delle zolfare e delle saline). Ma quello che oggi più colpisce in questo libro è la perfetta naturalezza, l'equilibrio in cui questi elementi convivono, formando un insieme che rimarrà memorabile.
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