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Pasolini e il suo nuovo teatro - Giuseppe Zigaina - copertina
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Pasolini e il suo nuovo teatro - Giuseppe Zigaina - copertina

Descrizione


La morte violenta di Pasolini fu da lui stesso concepita e organizzata "come montaggio del film della sua vita", come il suo "trasumanar", oppure come "estrema azione" teatrale messa in atto una volta per sempre nel campetto di calcio di Ostia: "senza anteprime, né prime, né repliche". È questa la tesi dell'autore: opponendosi a gran parte dei critici, redattori dell'opera omnia, e in particolare a parenti ed eredi, per i quali la morte "scandalosa" di Pasolini non poteva avere alcun rapporto con l'opera, perché egli "amava ardentemente la vita", Zigaina sostiene, sulla base di un'attenta analisi dei testi, una "teoria pasoliniana" che sarebbe stata anticipata dallo scrittore-regista con una serie infinita di dettagli.
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Dettagli

2003
3 settembre 2003
213 p., Brossura
9788831782531

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Massimo Sannelli
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Il rifiuto della tesi sacrificale di Giuseppe Zigaina presso gli amici di Pasolini deriva forse da questo fatto: se Zigaina ha ragione – e la sua idea è certamente molto più pasoliniana di quella di un complotto, se, come letterati, dobbiamo/dovremmo leggere i fatti secondo gli strumenti della letteratura –, Pasolini “rinuncia alla vita” (Tutte le poesie, vol. II, p. 34) coscientemente, senza tenere conto di una “banda” che non riconosceva e rispetto alla quale si proponeva come uomo solo ("Non ho banda, Montale, sono solo"). Questa vedovanza programmata, se Zigaina ha ragione, è troppo aspra da sopportare. Gli amici devono avere amato sinceramente Pasolini, e tengono molto a dichiararlo (Sergio Citti: “Non c’erano segreti tra noi”). Coerentemente, dichiarano l’impossibilità del suicidio per delega o del cupio dissolvi, a costo di usare argomenti banali o extraletterari (ancora Citti: “Pier Paolo non voleva morire, uno che vuole morire non va a Milano a rifarsi i denti un mese prima”; Nico Naldini: “Era pronto a dire sarò un vecchietto allegro, conto sul fatto che i miei parenti sono tutti longevi, sua madre infatti è morta a quasi novant’anni. Aveva successo, aveva soldi…”). L’amore degli amici, anche intellettuali, si attiene ad un piano letterale, e non letterario, dei fatti; fraintendendo così la dignità continuamente letterario-profetica di Pasolini. Non a caso Fulvio Abbate racconta che Dario Bellezza non riuscì a capire la dedica “A Dario, smentita vivente, il non smentito Pier Paolo”.

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