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Indice
DONGHI, PINO (A CURA DI), Il patto col diavolo
CORNWELL, JOHN (A CURA DI), L'immaginazione della natura. Le frontiere della visione scientifica
AA.VV., Toccare le stelle. Scienza e tecnologia nel Novecento
recensione di Fasolo, A., L'Indice 1997, n. 9
Alla fine di un secolo "breve" si affollano i libri che ne tentano un bilancio e gettano il pensiero oltre le barriere del secondo millennio. In questa riflessione dettata spesso da motivi un poco retorici e di occasione, la scienza ha molti bilanci da fare: deve contare i suoi successi immensi e rapidissimi, ottenuti in bella équipe con la tecnologia, ma deve anche lenire ferite (teoriche e di orgoglio). La scienza ha scoperto le sue capacità distruttive e belliche, ha raggiunto la coscienza infelice di sé, anche attraverso la critica bioetica, ha perso baldanze e certezze di saper creare una nuova religione del sapere scientifico. E anche i metodi si sono fatti più eterodossi. Il pendolo si è così spostato da un riduzionismo estremo al rinnovato interesse per visioni globali. Ora è di moda parlare di complessità, un modo sintetico per coniugare analisi di eventi puntuali e salti qualitativi imprevisti.
Cos" il libro di Cornwell raccoglie i contributi di un convegno, tenutosi al Jesus College di Cambridge nel 1992, sul potere e sui limiti del riduzionismo.Isaggi sono alquanto eterogenei e pongono in vivace confronto visioni scientifiche diverse e altamente conflittuali. Il risultato più alto e unificante sembra comunque quello raggiunto da Gerald Edelman, secondo cui il tentativo di "riassegnare la mente alla natura" rappresenta la fine del vecchio illuminismo e l'inizio del nuovo. La "rivoluzione delle neuroscienze", egli continua, dal punto di vista storico è stata importante tanto quanto quella copernicana in cosmologia, e ha avuto fondamentali implicazioni sul riduzionismo.
Nonostante il successo del riduzionismo in fisica, chimica e biologia molecolare, "esso diventa sciocco se applicato alla materia della mente". Il funzionamento della mente, egli prosegue, "trascende la causalità newtoniana. L'attività delle memorie di ordine superiore trascende la descrizione di successioni temporali della fisica. Infine la struttura del Sé nella società è per certi versi un accidente storico".
Con la crisi delle certezze del metodo scientifico si confronta anche il libro di Pino Donghi, che raccoglie gli interventi eclettici e brillanti di Spoleto-Scienze 1996. L'enfatica domanda è: la scienza ha instaurato un patto faustiano col diavolo? Gli interventi oscillano tra l'apologia della scienza moderna e una critica forte del suo riduzionismo. La conclusione più lucida appare quella di Pietro Corsi: il vero patto da stabilire è quello con l'ignoranza. "Lo stallo che oggi si avverte appare dunque risultare da una difficoltà preconcetta e tutto sommato comprensibile ad affrontare in termini storicamente realistici e in ogni caso documentati la complessità dei fenomeni che chiamiamo âscienza' e âtecnica': comprensibile, dicevo, in quanto tali ricerche richiedono tempo e fatica, e non sono mai traducibili in titoli a due o tre colonne. Percorrere le strade mai lineari attraverso cui tradizioni di ricerca disciplinari, interessi culturali, filosofici, teologici, politici di diversi scienziati o gruppi di scienziati si incontrano con domande sociali di risultati pratici o teorici, e producono insiemi di affermazioni sulla e di manipolazioni della realtà (qualunque cosa s'intenda con questo termine in diverse epoche storiche e in diversi climi filosofici) rimane in ogni caso il sommo modo per chiarire cosa significhino le magiche parole âscienza' e âtecnica', che paiono sempre più oggetti di invocazioni scaramantiche o di demonologie escatologiche". Il vero problema è la capacità di comprendere, nel senso letterale di "contenere", le conoscenze e le metodologie così varie, diversificate, evolute della scienza moderna, eppure così intrecciate e interdipendenti, per avere una visione personale del mondo naturale e dei suoi prodotti, mente, tecnologia e scienza inclusi. Vera o sbagliata che sia, risuona forte la notazione di Albert Einstein: "Il più grande di tutti i misteri è la parziale intelligibilità del mondo".
Anche se il cor si spaura, bisogna prendere coraggio e parlare di scienza, attraverso la sua storia e le sue acquisizioni, a un pubblico vasto e possibilmente ancora educabile. Emanuele Vinassa de Regny, inesauribile animatore della cultura scientifica in Italia, che coraggio ne ha da vendere, propone una storia del Novecento scientifico, attraverso contributi di giornalisti specializzati nella divulgazione, piuttosto che di accademici imponenti. Il risultato è accattivante e va in controtendenza: invece che raccolta di saggi roboanti, è luogo di narrazione piana e di conclusioni importanti. "Il passaggio da una scienza dedita alla scoperta di leggi semplici e universali, che costituirebbero la struttura nascosta di una realtà solo apparentemente mutevole e imprevedibile, a una scienza che sposta l'obiettivo delle sue indagini verso lo studio dei molteplici processi evolutivi che fanno di questa realtà una struttura irriducibilmente complessa, implica un mutamento radicale nella concezione della natura stessa della scienza"; "Il passaggio da una concezione fissista a una concezione evolutiva del mondo implica infatti anche il passaggio da una concezione della "conoscenza del mondo" fondata su un metodo universale e immutabile a una concezione che fa dipendere i risultati della conoscenza dalle circostanze storiche. Anche la crescita della conoscenza scientifica diventa dunque un processo evolutivo analogo a quello dell'evoluzione della specie o dell'apprendimento individuale, nel quale entrano come fattori determinanti il caso e l'ambiente esterno".
La proposta di portare il Novecento nelle scuole può essere centrale per il nostro futuro non solo per temi di storia, scienze sociali e umane, ma proprio per le visioni e le attese della scienza. Ben si adatta allora la citazione che Lewis Wolpert fa, nel libro di Donghi, di Thomas Jefferson, in relazione alla pubblica comprensione della scienza: "Non conosco alcun depositario certo dei poteri ultimi della società che non sia il popolo stesso, e se non non lo crediamo sufficientemente illuminato da esercitare questo controllo con salutare giudizio, il rimedio non consiste nel rimuovere l'esercizio di quel potere, ma nell'informare meglio il suo giudizio".
Studiosi, ricercatori, filosofi e scienziati di fama internazionale, riuniti per «Spoletoscienza», si dividono tra chi teme che la scienza, alla maniera di Frankenstein, infranga tutti i limiti morali e giuridici, e chi sospetta che proprio attraverso questi argomenti prenda piede un nuovo oscurantismo e misticismo. All'interno di questa tematica generale i varii saggi approfondiscono temi particolari: dalla responsabilità dello scienziato al Progetto Genoma Umano, dal ruolo del medico di fronte alla morte sino alle domande cruciali sul progresso, i suoi limiti e le sue frontiere.
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