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Anno edizione: 2019
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Nella notte fra il 25 e 26 febbraio 1933 Pavel Florenskij fu arrestato nel suo appartamento di Mosca dagli agenti dell'OGPU, la polizia politica; durante l'arresto aveva perso gli occhiali o si erano rotti, " aveva subito maltrattamenti se non addirittura un pestaggio; avevano frugato tra i suoi libri e manoscritti in cerca di 'scritti religiosi o pornografici' ". Dopo aver peregrinato da un carcere all'altro fu mandato, ai lavori forzati, nel gulag delle isole Solovki nel Mar Bianco, a 160 km dal Circolo polare artico. Dal gulag scriveva alla sorella Olga ciò che dice san Paolo: "Ho imparato ad essere contento nelle condizioni in cui mi trovo", mentre ai figli scriveva: "Perciò l'unica cosa che desidero sul serio è che voi e la mamma siate felici, che gioiate della vita e abbiate coscienza della sua pienezza e del suo valore". L'8 dicembre 1937, a cinquantacinque anni, fu fucilato a Toksovo, 30 km da Leningrado, e il suo corpo fu gettato in una fossa comune. Finiva così la vita di un grande religioso, un grande teologo, filosofo, matematico, fisico, esperto di elettrotecnica. In tempi come questi, in cui si prospetta un disastro ecologico Florenskij scriveva: " Tre volte criminosa è la civiltà predatoria, che non conosce né pietà né amore per il Creato ma cerca di ricavare da esso soltanto la propria gratificazione, che non è motivata dal desiderio di aiutare la Natura a manifestare la sua cultura nascosta ma le impone dall'esterno forme e scopi violenti ...Facendo violenza sull'ambiente, l'uomo fa violenza a se stesso, e sacrificando la Natura alla sua avidità, sacrifica se stesso agli elementi che le sue passioni hanno messo in azione". E di Dio scriveva: " Dio stende la mano alla creatura, la prega, la chiama, attende il ritorno del figlio prodigo. E l'umanità è a capo del creato, ne è responsabile davanti a Dio, come l'uomo è responsabile per l'uomo".
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