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Per qualche gara in più. Il labirinto degli appalti pubblici e la ripresa economica
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Per qualche gara in più. Il labirinto degli appalti pubblici e la ripresa economica - Fabio Cintioli - copertina
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Per qualche gara in più. Il labirinto degli appalti pubblici e la ripresa economica

Descrizione


La crisi degli appalti pubblici è un fenomeno che si manifesta con l'inerzia, con la complicazione, col fiorire di troppe gare anche per necessità basilari delle amministrazioni, con un ginepraio di regole e di controlli che hanno come sbocco la difficoltà di "fare" della nostra amministrazione. Tante riforme nel corso degli anni non hanno migliorato la situazione. Anzi è purtroppo peggiorata. Andare alla ricerca delle cause profonde non è meno importante delle proposte per uscirne. In questo libro si cerca di dire delle prime senza rinunciare ad esporre le seconde, per non perdere la sfida della ripresa dopo l'emergenza sanitaria Covid-19. Si devono però fare i conti con alcuni punti fermi del circuito istituzionale amministrativo: il modo in cui è stata declinata la tutela della concorrenza nei pubblici appalti; la prevenzione della corruzione; il mito della semplificazione amministrativa. Anche per questo si sceglie il metodo della conversazione che si snoda tra domande e risposte. Questo dà spazio a dubbi sinora inespressi nel dibattito, senza però dimenticare le obiezioni a questi dubbi basate su quel che è il "diritto vivente" in Italia. Tutela della concorrenza e prevenzione della corruzione non possono sacrificare l'interesse principale: quello di eseguire gli appalti. Il dialogo tra intervistato e intervistatore è la tecnica che si utilizza per dare alle idee maggiore immediatezza. Il dialogo è anche il modo per non rivolgersi solo ai giuristi e per spiegare ai non addetti ai lavori quel che è accaduto, avvertendoli che la manutenzione delle opere pubbliche e l'efficienza dei servizi sono beni essenziali e irrinunciabili.
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Dettagli

2020
13 maggio 2020
Libro universitario
132 p., Brossura
9788849859843

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alberto pierobon
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Condividiamo con il preparatissimo A. la necessità di “andare alla sostanza delle cose”: nel labirinto dei contratti pubblici, il problema è essenzialmente culturale e di costume sociale, nell’enfasi del principio di concorrenza, con la retorica dell’anticorruzione amministrativa, della “ostilità verso la discrezionalità della stazione appaltante e la paura di decidere è diventata la cifra del comportamento dei funzionari, stretti tra norme complicatissime, cultura del sospetto e crescenti responsabilità”. Il vizio di fondo è agglutinare le diverse discipline dei 3 settori (lavori,forniture, servizi), complicando formalismi nella proliferazione di contenziosi nella impostazione degli appalti non più di contabilità pubblica, nell’azione amministrativa (art.97 Cost.)ma della tutela della concorrenza in una competizione mercatista smarrendo la finalità. Mancano valutazioni politico-amministrativo-economiche, la discrezionalità (vedi anche la “ingegneria normativo-procedimentale”), una amministrazione più efficiente e rapida nonchè “tecnica”, pronta attuatrice di decisioni separate dall’indirizzo politico. Ma siamo in una spirale legislativa ove l’Anac è “molto attenta a cogliere nel procedimento di gara ogni possibile imperfezione” nella speciale disciplina italiana che unisce due funzioni: la vigilanza sugli appalti pubblici esercitata nei confronti di stazioni appaltanti e imprese appaltatrici; la prevenzione della corruzione. Ha ragione notando che “nella complessità della regolazione si può annidare il tentativo di favorire in modo illecito un concorrente. Nel labirinto delle regole potrebbe meglio nascondersi il tentativo di guidare la gara verso un certo risultato.Troppe leggi possono equivalere a nessuna legge”. Servono meno eccessi riformatori dei governi, promovendo l’efficacia dell’azione amministrativa, proteggendo i funzionari dai rischi erariali e penali, ma qui entra in ballo “il modo in cui la classe politica si è formata e si va formando”. Ottimo!

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