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Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)
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Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici) - Piergiorgio Odifreddi - copertina
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Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)

Descrizione


"La prima stazione della nostra via crucis è l'inizio di tutti gli inizi: più precisamente, la mitologia ebraica della creazione del mondo e dell'uomo, narrata in due versioni diverse e contraddittorie nei capitoli I-XI del Genesi." Comincia così questo viaggio che il matematico Piergiorgio Odifreddi compie dentro le Scritture e lungo la storia della Chiesa, fino ai giorni nostri. Come uomo di scienza, egli considera l'affermazione che quello della Bibbia è l'unico vero Dio una "bestemmia" nei confronti di colui che gli uomini di buona fede, da Pitagora e Platone a Spinoza e Einstein, hanno da sempre identificato con l'intelligenza dell'universo e l'armonia del mondo. Come cittadino, afferma che il cristianesimo ha costituito non la molla del pensiero democratico e scientifico europeo, bensì il freno che ne ha gravemente soffocato lo sviluppo civile e morale, e ritiene che l'anticlericalismo sia oggi più una difesa della laicità dello Stato che un attacco alla religione della Chiesa. Come autore, infine, legge l'Antico e il Nuovo Testamento e le successive elaborazioni dogmatiche della Chiesa per svelarne, con una critica tanto serrata quanto avvincente, non soltanto le incongruenze logiche ma anche le infondatezze storiche, dando alla ragione ciò che è della ragione e facendo emergere dai testi la verità: ovvero, dice Odifreddi, che "Mosè, Gesù e il papa sono nudi".
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Dettagli

8
2007
1 marzo 2007
264 p., Rilegato
9788830424272

Valutazioni e recensioni

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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.

Claudio
Recensioni: 5/5

Odifreddi riesce a fare una straordinaria sintesi con gli strumenti della Logica uniti all' analisi storica. Da leggere assolutamente

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Un chimico qualunque
Recensioni: 1/5

Leggo spesso e volentieri libri sull'ateismo ma anche sulle religioni, perchè mi piace avere una visione anticonformista, critica della realtà,perchè sono ateo.. In questo caso son rimasto deluso: Odifreddi sostituisce il pensiero e la religione cattolica con l'odifreddi-pensiero. E' simpatico, ci sono un sacco di battute divertenti: ma la scienza dove sta?e il pensiero critico, anticonformista? Mi sembrava di leggere 'Novella 2000' della scienza, per dire! Spero si rifaccia con altri libri, perchè questo mi sembra molto più religioso della bibbia

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angelo
Recensioni: 4/5

Ingredienti: le assurdità scientifiche ed etiche della bibbia, le discordanze e infondatezze dei Vangeli, le contorsioni logiche di dogmi, concili e catechismi, un'analisi razionale di "Verità" troppo poco razionali. Consigliato: ai credenti che vogliono leggere i testi sacri con gli occhiali della ragione, agli scettici che preferiscono il pensare al credere.

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Voce della critica

I recensori di libri scritti da atei su questioni teologiche e religiose hanno preso l'abitudine di chiedersi chi glielo faccia fare. È successo in Italia con il Babbo Natale, Gesù adulto di Maurizio Ferraris (Bompiani, 2006; cfr. "L'Indice", 2007, n. 1), e con questo di Odifreddi, all'estero con The God Delusion di Richard Dawkins (Bantam Press, 2006). Si compatisce la loro ingenua presunzione di combattere con argomenti razionali una forza storica secolare che si è radicata nei costumi, nel linguaggio, nei miti e nei riti, nelle istituzioni, nelle feste e nel calendario.
Odifreddi dichiara che gli atei non vogliono "sconvertire" ma difendersi dal clericalismo. L'unica difesa, tuttavia, è un indebolimento delle chiese, che si ottiene sottraendo loro sostenitori, o comprandoli con il benessere materiale o ragionando. Odifreddi non affronta in questo libro questioni teologiche quali le prove dell'esistenza di Dio, come faceva Bertrand Russell nel suo Perché non sono cristiano (1957; Tea 1999), ma ha scelto di leggere le Scritture, l'Antico e il Nuovo Testamento, e di far parlare i testi. Anche a questo proposito gli viene però obiettato che è noto che questi libri sono influenzati dalla cultura e dai costumi dei loro estensori, e l'esegesi biblica ci ha detto tutto quello che si può sapere su di essi, libri e autori, e sulla loro funzione storica e sociale.
Proprio qui sta invece la grande forza dell'argomento implicito nell'impostazione di Odifreddi. La religione cristiana è una religione del Libro, un libro scritto da Dio, o ispirato da Dio: quello che sta scritto in quel libro rivelato legittima non solo la religione, le sue credenze e le sue pratiche, ma la chiesa stessa. Non a caso, quella cattolica si è sempre preoccupata che non fosse letto dai fedeli.
Ora, se lo si legge si incontrano cose da far drizzare i capelli. Hai un bel dire che i libri riflettono i costumi dei tempi nei quali sono stati scritti (la Cei parla di "costumi in armonia coi tempi antichi", a proposito delle ricorrenti compiaciute stragi ordinate da Dio), o da autori ignoranti, resta il fatto che essi sono ispirati da Dio (Odifreddi ci ricorda che solo nel 1943 Pio XII ha invitato i credenti ad accettare i risultati dell'esegesi biblica e delle scienze storiche e antropologiche, ma che ancora il Concilio Vaticano II ha ribadito che Dio si è servito degli autori della Bibbia, agendo in essi "perché scrivessero tutte e soltanto quelle cose che Egli voleva fossero scritte"), e uno sguardo un po' più lungimirante Dio avrebbe potuto averlo rispetto all'orgia di incesti, violenze, massacri, obbrobri, falsità e inconsistenze che li pervadono.
Se si riesce a dimenticare quello che ci ha raccontato il catechismo, con una non facile operazione tipo Lettere da Iwo Jima, alla fine della lettura non si può non riconoscere che questi testi sono umani, troppo umani: infatti sono stati scelti dalla chiesa, tra quelli disponibili ovviamente – non si è potuto arrivare a riscriverne di politicamente corretti, salvo che in Paolo, che non aveva testimoni da considerare, e che pure è in odore di eresia, considerando Gesù un uomo –, e stravolti dall'ermeneutica fino ad arrivare per opportunità a immettere tra i capisaldi del proprio magistero il contrario di quello che si arguisce potrebbe essere stato l'insegnamento autentico, più che ispirato, di un predicatore come Gesù. Odifreddi documenta nell'ultima parte la progressiva costruzione della fantastica dottrina attraverso i Concili.
Se i libri sono umani – ovviamente una persona ragionevole non può che pensare che siano umani, ma qui si sta parlando al credente – allora c'è un circolo vizioso, perché la legittimità della chiesa si basa sulla credenza che quei libri siano dettati da Dio. La fede, in quel Dio, in quelle promesse di Dio, è basata su un resoconto di eventi, che narra l'intervento di Dio nella storia, dalla creazione e dal peccato originale al riscatto attraverso la morte del figlio di Dio e alla sua resurrezione. Il resto, che viene opposto a Odifreddi, la "semantica biblica" o la lettura spirituale, è di nuovo soltanto umano. Se l'origine divina dei testi non è neanche un dettato, ma solo un'ispirazione nel senso laico di avere un'idea, come è stato ispirato ad esempio José Saramago a scrivere il suo Vangelo secondo Gesù Cristo (Einaudi, 2005), resta una storia più o meno bella, più o meno truce, messa insieme in modo abbastanza approssimato.
I credenti possono schizofrenicamente dichiarare di interessarsi solo agli aspetti spirituali, e accettare l'azione politica della chiesa come un'inevitabile conseguenza del suo essere nella storia. Ma il fondamento delle credenze spirituali allora non è più la Rivelazione, è quello che instillano ai bambini i genitori amorevoli e gli educatori autoritari, non è fede ma plagio. L'ordine delle cose non è che lo spirito è elevato, ma poi "la carne è debole", al contrario la carne è forte, ed è essa che ha plasmato lo spirito.
La contraddizione fondamentale dei cristiani è che si sono presentati sempre con una duplice natura, da una parte la mitezza, sostenuta da alcune parti del Vangelo, dall'altra la struttura violenta e conquistatrice, la mitezza nei poverelli, la violenza nei potenti. Come le due personalità e i due tipi di azione siano potuti convivere e immettere nella civiltà dell'Occidente cose buone e cose cattive è un fatto curioso della storia, del quale forse Odifreddi potrebbe fare un bilancio in un prossimo libro sulla storia della chiesa.
  Gabriele Lolli

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La recensione di IBS

Parlare di temi quali la fede e la ragione, o dei rapporti tra la Chiesa di Roma e lo Stato repubblicano, o rileggere la Bibbia passandola al vaglio della logica matematica non è un'impresa facile e potrebbe anche apparire pretenziosa. E' un'impresa adatta alla vis polemica e all'intelligenza del professore di logica Piergiorgio Odifreddi che, dopo il grande successo del matematico impertinente, torna con questo coraggioso pamphlet che già nel titolo rende omaggio al grande filosofo e matematico Bertrand Russell di Perché non sono cristiano (1957) che rispondeva in quegli anni al Perché non possiamo non dirci cristiani di Benedetto Croce (1943).
Dunque Odifreddi, rinnovando una illustre tradizione di libelli illuministi e anticlericali, va alla scoperta delle contraddizioni della fede cristiana che "pretende di continuare a propinare all'uomo occidentale contemporaneo stantii miti mediorientali e infantili superstizioni medievali". Il docente piemontese parte dalla Genesi, dalla mitologia ebraica della creazione del mondo, affronta il dilemma biblico dell'albero della conoscenza e dei suoi "frutti peccaminosi" e, in quella che sarcasticamente definisce la propria via crucis, passa in rassegna "la fantastoria della nascita del popolo ebraico e della conquista della Terra Promessa". Interessante è l'analisi dei dieci Comandamenti, nella quale Odifreddi non risparmia la sua ironia. Il percorso di Odifreddi prosegue attraverso i Vangeli e tutte le credenze riassunte nel catechismo della Chiesa cattolica.
Odifreddi incalza, punge, non perdona, come un novello Voltaire usa la Ragione come un fioretto per sollevare dubbi e scoperchiare dilemmi da sempre latenti e sempre più rimossi dalla mentalità clericale. Il verdetto finale dello scienziato è quello del titolo del libro: "non possiamo essere Cristiani, e meno che mai Cattolici, se vogliamo allo stesso tempo essere razionali e onesti".

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Piergiorgio Odifreddi

1950, Cuneo

Ha studiato matematica in Italia, negli Stati Uniti e in Unione Sovietica. Eminentestudioso di logica e matematica, è docente presso la Cornell University e l’Università di Torino. Collaboratore di «Repubblica», «L’Espresso», «Le Scienze» e «Psychologies», dirige per Longanesi la collana di divulgazione scientifica «La Lente di Galileo». Ha partecipato a numerose trasmissioni televisive e radiofoniche, tra le quali, come ospite fisso, a Crozza Italia su La7.Ha vinto nel 1998 il Premio Galileo dell’Unione Matematica Italiana, nel 2002 il Premio Peano della Mathesis e nel 2006 il Premio Italgas per la divulgazione. Polemista acuto e brillante, spazia con padronanza dalla critica religiosa alla divulgazione...

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