Questo libro provocatorio affronta uno dei problemi più annosi della filosofia politica e della teoria costituzionale: perché si concede alla religione un trattamento preferenziale nell'ambito del diritto e del discorso pubblico? Perché, per esempio, una mensa per i poveri gestita da religiosi può essere esonerata dall'adempimento delle leggi urbanistiche al fine di espandere i suoi impianti per servire meglio i bisognosi, mentre una mensa con lo stesso obiettivo, ma gestita da un'associazione laica, non può? Perché un ragazzo sikh può portare il suo coltello cerimoniale a scuola mentre un qualsiasi altro ragazzo potrebbe essere espulso per lo stesso comportamento? Perché si accorda una particolare tolleranza agli obblighi religiosi in conflitto con il diritto, mentre altri obblighi di coscienza non ricevono il medesimo trattamento? Nel presente volume, Brian Leiter sostiene che le ragioni sottese a queste scelte non hanno nulla a che vedere con la religione in quanto tale, e che le democrazie occidentali sbagliano a identificare la libertà religiosa come oggetto di speciali tutele giuridiche. L'autore fornisce un'analisi innovativa di ciò che rende una pretesa di coscienza tipicamente "religiosa" e offre una ricca messe di esempi tratti dall'esperienza americana, europea e di altri sistemi normativi, al fine di evidenziare le importanti questioni in gioco. Con acutezza filosofica, acume giuridico, e una buona dose di umorismo, Leiter mostra perché le nostre ragioni per tollerare la religione non sono specifiche rispetto alla religione, ma si applicano a tutte le pretese di coscienza. Chiarisce altresì perché un governo impegnato a rispettare la libertà di coscienza non è obbligato, sulla base del principio di tolleranza, a concedere deroghe alle leggi che favoriscono il benessere generale.
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