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Anno edizione: 2017
Anno edizione: 2014
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Copertina in cartoncino plastificato con alette informative. Tagli e pagine ingialliti. Collana:"Varia". paperback 208 9788807491672 .
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Raccolta di aneddoti, frammenti di vita vissuta da donne e uomini greci e romani, ai quali, al termine della lettura, ci si sente davvero più vicini. L'autrice riesce a proporre in modo leggero e anche ironico vicende tratte dal mito e dalla letteratura antica, con un filo conduttore che è quello della vita quotidiana dei nostri antenati. Ottimo per chi cerca una lettura scorrevole; stimola il desiderio di dedicarsi a testi più approfonditi e impegnativi. Per me è stata la lettura perfetta da accompagnare ad un soggiorno a Roma!
Il libro è ricco di notizie e aneddoti che ci permettono di dare un'occhiata sul mondo degli antichi greci e dei romani. In questo nostro tempo di fanatismi religiosi (vedi Isis) interessante è il racconto sulla morte di Ipazia. Matematica, astronoma e filosofa visse ad Alessandria. Nel 415 venne uccisa, perché pagana, da cristiani fanatici, che si ispiravano all'intollerante vescovo Cirillo. L'autrice scrive che " le carni di Ipazia vennero fatte a brandelli, gli occhi cavati dalle orbite, i resti dati alle fiamme". Niente di nuovo, purtroppo, sotto il sole.
Recensioni
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Parliamoci chiaro: ultimamente, abbiamo trascurato i nostri vecchi.
Immersi come siamo nel frenetico tran tran delle nostre vite, guardiamo loro come si guarda ai nonni che non si vanno a trovare da troppo tempo, ogni volta trovando una scusa per rimandare una visita che oramai avvertiamo colpevolmente come un peso.
A tirarci le orecchie arriva Eva Cantarella, e possiamo consegnarci al suo benevolo rimprovero con il sollievo inconfessabile che provano i bambini quando un genitore gli fa notare che stanno facendo i capricci.
Ecco, ci spiega Cantarella, greci e romani innanzitutto non sono vecchi: sono antichi, e attraverso quel che sembra un trucco retorico passa invece un intero mondo di differenza. Basta la citazione in apertura per rappacificarci con la materia, e farci venir voglia di andare avanti nella lettura: “Colui per il quale il presente è l’unica cosa, non sa nulla dell’epoca in cui vive”.
Per la cronaca, che un giorno qualche benevolo storico si prenderà la briga di raccontare, sono parole di Oscar Wilde e, come spesso accade, hanno il sapore della verità.
L’approccio adottato dalla bravissima studiosa nel rapportarsi al mondo classico è arguto e molto appropriato per i tempi in cui viviamo, nel modo in cui riesce coniugare piacere aneddotico e insegnamento della storia.
Nell’arco dei microracconti che compongono quel che la stessa autrice definisce “Il mio libro Lego”, brevi storie introdotte da un titolo che stabilisce un’analogia con la contemporaneità, impareremo che molte delle costruzioni sociali in cui viviamo, credendole espressioni peculiari della nostra epoca, affondano le radici in una storia che molto spesso ignoriamo.
Conoscere quella storia vuol dire dotarsi degli anticorpi utili a disintossicarsi dalle tante mistificazioni con cui la nostra società travisa i suoi racconti, ammannendoceli come fossero parte di un suo copyright.
Leggendo “Perfino Catone scriveva ricette” ci verrà forse fatto di pensare ai censori che oggi affollano i reality televisivi e poi vengono invitati a scrivere libri di cucina; ma in queste pagine c’è molto di più, e basta scorrere il sommario per rendersene conto: “Il fitness delle spartane”, “Vecchiaia orribile”, “La cucina light di Apicio”, “Un utero in affitto”, tutti gli ambiti del vivere in società - allora come oggi - sono trattati qui con leggerezza e competenza, e si può godere dei racconti con la stessa spensierata allegria con cui si mangiano le ciliegie, una dopo l’altra, senza però rischiare l’indigestione.
Invece che metterci di fronte a un disegno storico nella sua complessità, insomma, Cantarella sceglie di leggere nello spirito del tempo in cui vive, e sciorina senza alcuna pedanteria un mosaico di storie che sembrano quasi dei tweet per l’epigrafica brevità, riuscendo però a conservare l’efficacia dei racconti evocati a voce dal nonno davanti alla luce tremolante di un fuoco da camino.
Il materiale d’indagine è sconfinato, e la parte del leone la giocano quei racconti in cui è particolarmente evidente il rapporto che gli antichi intrattenevano con le loro narrazioni, e con la rappresentazione di sé.
Trionfano i miti, grande cemento identitario delle civiltà classiche, e la loro eco che si è propagata fino a dar forma a quelle storie che – duemilacinquecento anni dopo – continuiamo a raccontarci.
Ma accanto ad essi, c’è il racconto della vita di tutti i giorni, e la celebrazione delle vite, straordinarie perché normali, di “esseri umani come noi – solamente vissuti tanto tempo fa”.
A cura di Wuz.it
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