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Anno edizione: 2010
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Natale 1914: la Grande Guerra sarebbe dovuta finire da un po' a detta dei generali, ma la storia procede diversamente dalle aspettative. Bagnati e infreddoliti, in un qualche punto della lunga serpentina di trincee, che divideva l'Europa, alcuni soldati, speranzosi che almeno a Natale non ci si dovesse ammazzare per pochi metri, provarono a contattare il nemico, dapprima in modo timoroso, poi con fare più intraprendente, fino a uscire dalle linee per incontrarsi a metà, nella terra di nessuno. Quello che poi successe, va oltre le aspettative e seppure in futuro siano ricapitate tregue in occasioni delle festività, sia sul fronte franco/tedesco, sia italo/austriaco, niente sarà più così epocale. Seppur nessuno di essi abbia poi visto la fine della guerra, se non mutilato e rispedito a casa con due soldi e tanti auguri, hanno avuto la possibilità di scrivere un piccolo pezzo di storia, non su ordine di un qualche generale borioso, ancora legato alle guerre napoleoniche, ma solo seguendo il proprio pensiero: che la guerra tanto voluta e amata da chi comanda, per tutti gli altri è uno schifo e che quell'uomo nella trincea dirimpettaia, che indossasse un elmetto pontuto o una scodella, fosse solo un altro che come tutti voleva tornare dalla propria famiglia a lavorare i campi. Ed ecco che uomini che valevano solo come carne da macello, hanno avuto più cervello e anima di ufficiali e capi di stato. Veramente una bella raccolta di testimonianze e diari, con tutti i possibili documenti e giornali reperiti da Jurgs, insieme alle fotografie che, seppur poche, trasmettono però un grande sentimento per un incredibile situazione, di quello che verrà chiamato il miracolo di Natale.
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