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dalla prefazione: Chi è il poeta? Colui che “scopre” un nuovo modo di vedere la realtà, ampliando in questo modo l’orizzonte di conoscenza del lettore. “Conoscenza”? Sì, perché l’arte è lo strumento più completo per comprendere in profondità il mondo, per affrontare i quesiti esistenziali, per tramandare la Weltanschauung di un periodo storico, per testimoniare un modo originale di aver abitato questo pianeta. Si tratta di un impegno molto gravoso che potrebbe «far tremar le vene e i polsi» (Dante), ma che non può essere eluso da chiunque intenda affrontare con consapevolezza e responsabilità il cammino di artista. E Pietro Fratini lo sta percorrendo? «Ai posteri l’ardua / sentenza» (Manzoni), perché il poeta è veramente giovane e solo la produzione futura potrà determinarne una valutazione appropriata. Pertanto, in questo momento l’indicazione va intesa più come auspicio che come giudizio, senza negare che i presupposti esistono sia per talento sia per formazione. Il giovane, infatti, colpisce fin dai primi due versi: «La notte sbuca con passo di gatto / esile, sommesso», immergendoci in un’atmosfera di impercettibile fluire del tempo, quando l’estasi dell’innamoramento si distende nell’infinito. Uguale percezione di sospensione del tempo, influenzata dall’ermetismo quasimodiano e da Leopardi, viene percepita in Agrigento, composizione in cui passato e presente si fondono nel colore del paesaggio e nel movimento del vento. E proprio nell’attenzione a vedere quello che l’occhio comune non scorge va ricercata la disposizione poetica di Fratini: tra la folla dei curiosi che si aggirano a San Gimignano, egli scorge lo sguardo “stupito” di un bimbo che osserva un merlo balzare dalla grondaia. L’attenzione alla vita degli animali si presenta come una costante della raccolta (la lucertola, la tartaruga, il volo degli uccelli, la formica), sospesa in una lezione di vita.
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