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Sarà capitato a tutti di ripensare a un dettaglio della propria vita, magari legato all’infanzia o all’adolescenza, un dettaglio forse insignificante e persino dimenticato ma che, quando lo tocchiamo, sprigiona un sapore perduto che non ci aspettavamo e che rende il ricordo di un colore intenso e irripetibile; forse struggente o doloroso, forse dolcissimo, qualcosa che era rimasto lì. Questa piccola raccolta di racconti fa proprio così: mentre scorri lungo la narrazione ti colpisce con il dettaglio casalingo delle finte candele attaccate a un pianoforte o con la sensazione dei piedi nudi sull’erba secca. Un libro che mi è piaciuto.
Ho appena finito di leggere la raccolta di racconti di Sara Piazza “Piccole incompletezze”. È mezzanotte e, complice la suggestione notturna, credo che questa inquietudine piacevole e irritante, che le sue pagine mi hanno regalato, mi accompagnerà a lungo. Il suo è un libro fatto di contrasti, di antitesi e di ossimori, mai eclatanti, mai urlati, spesso anzi espressi con eleganza e naturalezza, che riescono però a svelare verità in cui ognuno di noi può specchiarsi. È la realtà che l’autrice dipinge, una realtà in cui bambini, adolescenti e adulti si muovono con fatica, portando con loro contraddizioni, sensi di colpa, violenze e sadismi. Freud, nel saggio, Das Unheimliche, un termine tradotto in italiano con “perturbante”, ha cercato di dare un nome a quelle manifestazioni dello spaventoso che derivano da tutto ciò che ci è più consueto. In alcune pagine di Sara Piazza, per me tra le più belle, ritroviamo “quell’oscuro rovescio delle cose” (cito Tommaso Landolfi) che non ha a che fare con il soprannaturale e che tutti possiamo sperimentare quando presenze familiari diventano improvvisamente estranee, perfino ostili. Questi momenti, per i protagonisti dei racconti, costituiscono delle vere e proprie epifanie, talvolta anche scomode e spaventose, che li conducono comunque ad una crescita o a una presa di coscienza...
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