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Non è la prima volta che il metodo indiziario alla base della storia dell'arte viene paragonato a quello proprio delle indagini poliziesche, da Sherlock Holmes in avanti: forse, però, il libro di Bernd Roeck, professore di storia all'Università di Zurigo, è il primo saggio scientifico in cui si prova a dimostrare con note a piè di pagina e ottima bibliografia conclusiva che un dipinto del Quattrocento con la Flagellazione aveva, fra i suoi scopi, anche quello di formulare un'accusa di fratricidio, tradimento e discendenza illegittima. L'iconografia della Flagellazione di Piero della Francesca, in effetti, non è stata finora decifrata con sicurezza, stante l'enigmatica presenza dei tre immoti personaggi sulla destra. Avendo elaborato una sua nuova (e alquanto strabiliante) tesi interpretativa, Roeck la espone in forma di gustosa narrazione storica "giallistica", con lo scopo dichiarato di allettare un pubblico non specialista, e senza del resto minimizzare le capacità intellettive del medesimo. Anzi, il principale pregio del volume è quello, per così dire didascalico, di accompagnare senza burbanzosità il lettore nel passaggio da argomenti piacevoli ad altri ben più ardui (ad esempio le caratteristiche del pensiero allegorico-figurale), grazie anche all'ausilio di un buon apparato illustrativo. Trattandosi di un giallo, non è lecito anticipare il nome dell'assassino. Va detto, però, che la tesi non è sostanzialmente credibile, per la somma di incongruenze particolari e per l'eccessiva cripticità complessiva. Assai spassosa l'idea, insostenibile, di riconoscere Piero nelle pingui fattezze di un Alfred Hitchcock del Quattrocento, avvezzo al pari del regista a fare comparsate nelle sue creazioni. Gabriele Donati
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