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Editore: De Ferrari Anno: 2001 Copertina e misure: brossura, 12x21 cm ca., 108 pp. Condizioni : al nuovo Per ogni problema, domanda, foto o necessità non esitate a contattarci per risolvere ogni vostra richiesta! Posizione : 53H-19 . 108. . Ottimo (Fine). . . .
scheda di Vindrola, A., L'Indice 1997, n. 5
Un saggio breve, agevole e chiaro, che ripercorre la storia dello spettacolo dalla piazza medievale allo schermo televisivo a partire dal più indispensabile, sfuggente eppur concreto elemento: il pubblico. Perché non esiste spettacolo senza pubblico, né si può analizzare un genere senza tenere conto dei modi di fruizione e dell'utenza di riferimento, che ne determinano la distribuzione, i meccanismi economici, i risvolti sociali, nonché tempi e luoghi di svolgimento. L'analisi di Baiardo, esperto di comunicazioni di massa, ha tra i suoi presupposti la discussione, tuttora aperta, sull'influenza che violenza e pornografia hanno sul pubblico, o perlomeno sui soggetti più deboli che fruiscono della macchina spettacolare. Lo studioso fa notare che analoghi elementi brutali o scabrosi sono, con formule diverse a seconda del tipo di cultura, esistiti da sempre, e che il problema va posto non in termini della "cosa in sé" quanto per l'appunto partendo dai destinatari. E dunque secondo presupposto di grande importanza è la valutazione delle relazioni che intercorrono fra cultura "alta" e "bassa", che se in un primo tempo hanno occasione di mescolarsi, allargano nel corso dei secoli il loro divario. Dal dramma liturgico alle feste barocche, dai primi spettacoli a pagamento al melodramma, dagli spettacoli precinematografici fino alla radio e alla televisione, il saggio si sofferma quasi esclusivamente sulle modalità di consumo dello spettacolo. E lascia il rimpianto di non poter accedere a un'opera più complessa e sistematica, che guardi più puntualmente alle tante suggestioni offerte da Baiardo: all'evoluzione culturale e alle innovazioni tecniche, alla storia dei luoghi dello spettacolo e alle sue regole economiche, esplorando la realtà sociale e l'impalpabile importanza dell'immaginario.
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