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Anno edizione: 2018
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Non lo conoscevo, non avevo particolari aspettative. Un vera rivelazione! Entusiasmante, e dal vivo è ancora meglio.
Chi ha abbastanza anni sul groppone come il sottoscritto, ascoltando il riff di "Plastic Hamburgers" non potrà non pensare di trovarsi di fronte ad un disco dei Led Zeppelin o genìa simile. Niente di più sbagliato, perché qui si tratta di un signore dal nome impronunciabile, ma certamente di pelle nera e residente negli Stati Uniti, più precisamente a Oakland, dove, narra la leggenda, negli anni '80 ha fatto parte di una gang di spacciatori di droga e si è convertito alla musica ascoltando Prince. Dopo due decenni di scarsissimi risultati sotto nomi vari, un coma da incidente stradale, l'abbandono della scena musicale e il ritorno allo spaccio, il nostro eroe riprende la retta via solo nel 2014 con lo pseudonimo, evidentemente azzeccato, di Fantastic Negrito e due dischi di 'black roots music', come lui stesso la definisce, che gli fruttano altrettanti Grammy nella categoria "Contemporary Blues". Il secondo lo riceve pochi giorni fa con questo "Please Don't Be Dead" che lo ritrae (forse) nel letto d'ospedale post-coma, e che conta 11 pezzi non tutti esaltanti come il brano iniziale, ma tanti certamente sopra la media della stragrande maggiornaza degli album odierni, che hanno sì e no un canzone che vale il prezzo d'acquisto. Qui se ne trovano diverse, dopo il micidiale rock d'entrata (che da solo....): dal falsetto 'principesco' di "The Duffler" alla fantastica "A boy named Andrew" col suo ritornello 'hippie style', dal 'blues contemporaneo' di "Bad Guy Necessity" a quello di "Transgender Biscuits" con tanto di 'slide guitar' e arie gospel. Una ventata d'aria fresca che viene dal passato e dalla tradizione, insomma.
Recensioni
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