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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2012
Anno edizione: 2012
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Una sintesi magistrale, straordinariamente ricca e profonda, e in un'epoca ossessionata da computer, realtà virtuale e cellulari interconnessi, in cui il silenzio e l'intimità stanno diventando un lusso sempre più esclusivo, si rivela un incondizionato atto di fede nel valore della parola e della letteratura.
George Steiner ripercorrere in queste pagine l'intera storia della filosofia focalizzando l'attenzione sul rapporto tra il pensiero e il linguaggio, ovvero tra la filosofia e la poesia. È un viaggio che risale fino ai frammenti presocratici e ai dialoghi di Platone, che bandiva i poeti dalla sua città ideale, governata dai filosofi. Ma ci fa avvicinare Lucrezio e Dante, Leonardo e Giordano Bruno, Galileo e Cartesio, e naturalmente Wittgenstein... A segnare i punti culminanti della riflessione, due incontri: quello tra Hegel e Hölderlin e quello tra Martin Heidegger e Paul Celan. "La poesia del pensiero" è una sintesi straordinariamente ricca di implicazioni. Perché ogni atto filosofico passa necessariamente attraverso il linguaggio, ed è dunque sottoposto a due tensioni: da un lato aspira alla trasparenza e alla verificabilità della matematica, dall'altro a intuizioni che sembrano precedere il linguaggio, alla inesauribile ricchezza di significati della musica. E questa continua tensione modula il linguaggio di tutti noi: la nostra capacità di costruire e comprendere le metafore, ma anche la struttura grammaticale e sintattica delle nostre frasi, la loro ricchezza lessicale. Perché quello di Steiner è un atto di fede nella parola come produttrice di senso, che si apre però - in un profetico finale - alla possibilità di una filosofia "post-linguistica o post-testuale", dove "il senso può essere danzato".Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
In questo volume l’attenzione dell’autore si focalizza sul rapporto tra linguaggio poetico e filosofia, a partire dalle origini del pensiero occidentale, in un’ottica assolutamente eurocentrica. Steiner si propone di indagare “le collisioni, le complicità, le compenetrazioni e le commistioni tra filosofia e letteratura, tra il poema e il trattato metafisico”, nella convinzione che “il pensiero nella poesia e il poetico del pensiero sono atti della grammatica, del linguaggio in movimento. I loro mezzi, i loro vincoli sono quelli dello stile”. Addirittura, tutta la filosofia è in primo luogo “stile”, inseparabile dai suoi contesti semantici. Anche se poesia e filosofia sembrano avere finalità diverse – la prima aspira a re-inventare il linguaggio, la seconda si adopera per rendere il linguaggio rigorosamente trasparente, per liberarlo da ambiguità e confusione –, entrambe utilizzano lo stesso mezzo espressivo, contaminandosi a vicenda. Lungo tutto il XX secolo la compenetrazione tra poesia e filosofia è divenuta assoluta e inestricabile: dopo Bergson, ogni filosofo è stato anche scrittore, e viceversa. Ma a quale lingua si affida il pensiero novecentesco? Non più a quella lineare e intellegibile della classicità, bensì a codici operanti una frattura tra significante e significato, attigui spesso al silenzio e all’incomunicabilità, consapevoli della non-veridicità della parola, sempre ambigua, indeterminata: quella della poesia, poi, è per sua natura evocativa, misteriosa, velata. Ma proprio in questa enigmaticità sta la sua originale ricchezza, cui Steiner si appella contro l’impoverimento attuale della comunicazione, standardizzata, ridotta a gergo minimalista oppure a tecnicismi inerti. Da umanista “arcaico”, si augura che poesia e pensiero ritrovino i loro spazi di silenzio e intimità, regalando al mondo l’emozione del pensiero poetante di cui parlava Heidegger.
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