Poesie filosofiche. Testo tedesco a fronte

Fin dalla loro comparsa, e tristemente ancora oggi, le "Poesie filosofiche" di Schiller sono state, e vengono ancora, per lo più ignorate, al di fuori della Germania, non solo dal grande pubblico, ma talvolta persino dal più ristretto pubblico degli appassionati di poesia e filosofia. Questo sostanziale disinteresse è con buona probabilità dovuto alla natura apparentemente ossimorica del lavoro schilleriano, che è stato fin troppo rapidamente considerato "nè carne nè pesce", né vera poesia nè vera filosofia, o addirittura un esempio di come la poesia possa essere asservita alla filosofia al costo della sua originalità ed indipendenza. Nel lavoro di Schiller però non c'è in verità nulla di contraddittorio. Le "Poesie filosofiche" sono un esempio di cosa vuol dire "pensare per immagini": con le sue poesie Schiller non asserve l'immagine, e con essa la poetica, al pensiero, bensì riesce a fare in modo che il pensiero scorra attraverso le immagini, che si combini con esse per dare vita ad una esperienza veramente estetica.

Il tempo ha limato la dolce retorica di Schiller, frantumando il suo sogno illuminista di pace serena fra gli uomini. La vittoria della ragione, mezzo privilegiato per raggiungere perfino l'eterno, si è infranto all'impatto con l'orrendo vero. Il tempo sperato del riscatto e dell'uguaglianza, età dell'oro sognata, si spegne. Ma il sogno, il suo sogno, diventa parte di noi, universo possibile e remoto, ma vivo nel più segreto recesso della nostra anima.