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Non si pensi di leggere semplicemente un romanzo quando si legge Wu Ming: la maggior parte dei volumi pubblicati dal collettivo, in tutte le sue varianti e collaborazioni, eccede rispetto alla struttura tradizionale del romanzo e si fonde con una serie differenziata di generi e giochi letterari che non hanno simili nella storia della scrittura italiana. Tuttavia Point Lenana, per vocazione, è ciò che più sia avvicina ad un romanzo di formazione: il racconto di un'esperienza edificante - per i due autori - sulle orme del racconto di un'esperienza di liberazione - del protagonista; un romanzo nel romanzo. Ma non solo, c'è anche la disamina accurata di un secolo di vicende coloniali italiane, fitta di prospettive partigiane sulle responsabilità e sulla costruzione di un fascismo troppo spesso passato come ingenuamente paternalistico, di cui si è preferito occultare l'aspetto liberticida e crudele, foriero di un razzismo ancora oggi strisciante, anche se mai dichiarato. E poi l'irredentismo, i territori contesi di Trento e Trieste, spine nel fianco della storia patria, confini labili e inesplorati dove germogliano floridi ibridismi culturali, pericolosi per la monolitica identità fascista. È partigiana la scrittura di Wu Ming, si affermava poco fa, ma cosa dire della letteratura di Carducci, Pascoli e D'annunzio, con cui ancora tediamo gli italici studenti, quando celebrano la guerra, l'irredentismo e il colonialismo? Ad ogni modo, non sfugga che la costante del testo, di cui il titolo è espressione fin troppo chiara, è la celebrazione della montagna, l'ebbrezza della conquista della vetta, l'emozione che solo la prospettiva del mondo guardato da una cima può dare. Alla fine non resta che prendere sacca e scarponi e fare i conti col la propria storia, una storia che parte dalla propria geografia.
Un bellissimo libro sulla montagna...un grande romanzo storico, genere in cui WuMing è imbattibile. Ricco di precisi e documentati riferimenti storici che personalmente adoro trovare nei romanzi. Ho apprezzato molto la dedica alla Libera Repubblica della Maddalena. Bentornati e lunga vita ai WuMing!
Tanto per rimanere in tema, la lettura di questo libro e' stata una salita lenta e faticosa, ma alla fine anche appagante. Non un vero e proprio romanzo, bensì un saggio storico. l'impresa di Benuzzi, prigioniero di guerra in africa che scappa dal campo di prigionia inglese per salire sul monte Kenia e poi farvi ritorno (dopo aver piantato sulla cima il vessillo italiano) costituisce il movente per parlare di alpinismo, dell'irredentismo triestino, del fascismo, della guerra e del colonialismo italiano. Come dietro una lente la descrizione, minuziosamente documentata di un particolare serve per descrivere la situazione generale. Tuttavia proprio il ricorso ad una elencazione eccessiva di dati e notizie rallenta troppo la narrazione e appesantisce la lettura. Questo costituisce il maggior difetto del libro. Peccato perché quando la narrazione si concentra sulle vicende che hanno interessato la vita del protagonista, Benuzzi appunto, e le vicende storiche del periodo restano sullo sfondo, il romanzo prende vigore e la lettura e' interessante e piacevole. La partigianeria degli autori nel prendere posizione durante la descrizione degli eventi storici i e' troppo manifesta e stride con l'idea del romanzo storico. Inaccettabile che la tragedia delle foibe venga liquidata in tre righe. Fatte queste premesse resta un libro apprezzabile ed una lettura consigliata. Non per tutti, comunque.
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