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Non uno dei migliori film di Totò. Ma le sue battute da avanspettacolo sono una pregiata testimonianza
A Viggiù, una cittadina del varesotto, esiste un simpatico gruppo privato di vigili del fuoco. Questi ritengono la canzonetta "I pompieri di Viggiù", di gran successo all'epoca, offensiva per il loro glorioso corpo, tant'è che non gradiscono neppure essere chiamati "pompieri", bensì "vigili". Decidono così di recarsi a Milano per interrompere d'autorità la rivista omonima. Inoltre il comandante intende convincere sua figlia Fiamma, che recita nella stessa rivista, ad abbandonare il mondo del teatro e a tornare in famiglia a Viggiù. I vigili del fuoco si spostano ben volentieri, col motivo non dichiarato di poter assistere alla rivista e soprattutto di poter ammirare le belle donne, occasione generalmente negata ai residenti di piccole località di provincia.
Non va considerato un film vero e proprio ma una sorprendente antologia di numeri comici e musicali 'rubati' da spettacoli in giro per i teatri della penisola nel 1948(non solo con Totò, ma anche con Carlo Dapporto, Wanda Osiris, Nino Taranto, Ricky Denver e altri; c'è persino una curiosa versione italiana di alcuni brani tratti dal cartoon Disney "I tre caballeros"): già per questo motivo la pellicola sarebbe da conservare quale testimonianza di un genere di spettacolo che ormai non c'è più, il teatro di rivista. Bella la versione della canzone 'Qui.. sotto il cielo di Capri' intonata da Ariodante Dalla, e simpatica la "cornice" con i pompieri capitanati da Carlo Campanini, papà apprensivo di Silvana Pampanini.
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