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Le belle foto di Stefano De Luigi e il testo di Martin Amis, offrono un'impietosa carrellata sul mondo del porno. "Pornoland" non è un libro in sé "pornografico" ma un'incisiva inchiesta sul porno. Le foto, presentate in sequenza e senza spiegazioni sul luogo in cui sono state scattate, hanno sul lettore un forte impatto, perchè parlano del porno senza essere "pornografiche". Una delle caratteristiche del "porno" è che le cose vengono presentate in maniera diretta e concreta, senza alcuno spazio per l'elaborazione simbolica da parte del fruitore. Qui, invece, le immagini parlano simbolicamente: si tratta di dettagli, di istantanee di scena mosse apparentemente casuali, di fuori campo che danno l'idea di ciò che, solitamente, sta dietro le quinte e che non deve essere mostrato. I colori fortemente saturi e la voluta sfuocatura rendono queste foto fortemente "esistenziali", spingendo il lettore ad intravedere un mondo di relazioni cupo e angosciato, senza gioia, senza felicità, ma dominato da un'intera gamma di solitudini. Solo alla fine, accanto alle icone di ciascuna delle fotografie presentate in grande formato, compare l'indicazione di "location" e data di scatto. Il commento di Martin Amis è illuminante, sia perchè dà delle delucidazioni preziose sulle nuove frontiere dell'industria del porno sia perchè - senza veli e senza compiacimenti - dà voce ad alcuni personaggi che si muovono in un mondo "al limite" in cui - al di là dell'apparenza di vitalità e di gioiosa disponibilità - i personaggi femminili, pur dominati da un tono crepuscolare e depressivo dell'esistenza, non cessano di nutrire la speranza di conqistare un modo diverso di vivere. Martin Amis illustra - tra le tante cose - la differenza tra il cinema porno "feature" (porno con un accenno di storia ed una sceneggiatura-canovaccio che impone agli attori una forma embrionaria di recitazione) e il genere "gonzo" (che sembra si stia imponendo nel gusto dei fruitori contemporanei) in cui scene sessuali estreme sono presentate senza alcun pretesto.
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