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Anno edizione: 2022
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Non è la natura che ha bisogno d’essere difesa – durerà ben oltre di noi –; in questione è, piuttosto, la nostra condotta morale, quel che facciamo perché la terra resti ancora una dimora abitabile per gli uomini.
«È necessario saper trarre dallo stato di disordine la spinta a instaurare nuovi e superiori equilibri.»
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La lettura di questo interessante testo suscita molte riflessioni sul futuro dell'umanità. L'autore si domanda: "Qual è il posto dell'uomo nel mondo?" In un mondo che è investito da un veloce cambiamento climatico con conseguenze quali la siccità, nefasta per l'agricoltura e quindi sull'approvvigionamento alimentare, le grandi migrazioni, gli squilibri economici, lo scioglimento di ghiacciai che sembravano perenni, il susseguirsi di alluvioni, la pandemia di Covid-19…, l'uomo deve ridefinire la sua posizione nel mondo, divenendo consapevole che non è più al centro della natura e che è necessario "cercare uno stile di vita compatibile con l'abitabilità del mondo... L'uomo, cioè, deve trovare un nuovo equilibrio, un modo di stare nel mondo, perché una pratica dell'eccesso, una dimenticanza dei propri limiti, è in ultima analisi un danno che l'essere umano si autoinfligge e può culminare in un vero e proprio suicidio della specie". Natoli, allora, ci aiuta a riflettere su come si può raggiungere questo punto di equilibrio, ossia "il giusto mezzo fra autotutela e tutela del mondo". L'autore, allora riprende, una tematica a lui molto cara, quella della virtù, tra cui "il coraggio della verità, vale a dire il sentirsi obbligati a intervenire nella vita pubblica denunciando i comportamenti lesivi del bene comune e indicando quelli che possono concorrere a un suo miglioramento".
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