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Il tema dell'equità trattato da un economista e rilanciato come presupposto di stabilità, democrazia e sviluppo è molto interessante. Stieglitz ci da un interpretazione dettagliata e illuminante di come si sia approfondita la disuguaglianza negli Stati Uniti e come questo minacci il futuro stesso del loro sviluppo economico e sociale. Da trent'anni il paese ha intrapreso un percorso che rinnega lo stesso "sogno americano". Il trattato è un pò ridondante e avrebbe potuto seguire un filo logico più rigoroso. E' inoltre molto ricco nello spiegare il fenomeno, un pò generico nel proporre soluzioni. L'opera vale per la quantità delle informazioni contenute e per la qualità delle argomentazioni su economia, politica e società.
Quella di Stiglitz è un gran bella analisi della situazione socio-economica americana attuale, ma che può esser applicata, con risultati del tutto equivalenti, a quella europea, italiana in particolare. Lo Stato cosiddetto democratico (di qua e di là dell'Atlantico, nota del lettore) è stato posto nell'incapacità di controllare la finanza propria, e quella altrui che scorrazza in casa, e di legiferare di conseguenza. L'impressione che se ne ricava (ed a quanto risulta è la realtà) è che alcuni centri di potere globali (pecunia non olet) sono in grado di condizionare scelte di legislazione "democratica", le quali in realtà favoriscono una ridotta aristocrazia del movimento del denaro (1% della popolazione o poco più) che crea remunerazione senza prodotto, del tutto fine a sé stessa, a scapito del rimanente "demos" che vien ridotto a spettatore e vittima di scelte spacciate come indispensabili ad evitare il peggio. Ma di peggio non c'è. C'è anche un piccolo accenno all'euro, che parrebbe esser un creatura sterile creata a tavolino, congruente con il progetto di rimpallo della finanza globale; ma l'analisi non viene ulteriormente approfondita. I rimedi proposti da Stiglitz sembrano ricette un po' scolastiche, ma l'importanza prevalente del libro è il valore del "j'accuse" che arriva da un Nobel dell'Economia, con una carriera e una posizione ben rilevanti nell'establishment che egli stesso analizza con forte critica. Da leggere (e spaventarsi).
I temi sono affrontati da un punto di vista piu' politico che economico; e' quindi naturale che l'autore, anche nelle soluzioni proposte per contrastare il gap crescente tra il 99% della popolazione e il privilegiato 1%, si sia concentrato quasi esclusivamente sulla situazione americana. Tutti gli elementi descritti sono comunque ben visibili in una evoluzione disfunzionale del capitalismo in tutto il mondo e specialmente in Europa. Purtroppo, se gia' Stiglitz non e' totalmente ottimista nella futura capacita' dell'America di invertire questa tendenza, lo e' ancora meno per quanto riguarda l'Europa. Come dargli torto?
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