Uccidi quei mostri!

Vivere senza musica è umanamente impossibile. Provate a passare una giornata senza fischiettare, battere i piedi a tempo mentre aspettate l'arrivo dell'autobus, o canticchiare un motivetto che insistente martella la corteccia cerebrale. Impossibile. Dentro ogni singolo essere umano alberga un cuore musicale votato a una particolare sinfonia nota a lui solo. E tra le sette note, particolare magia ha il rock. . Ma rock fa spesso rima con dannazione e turbamento. E cosa potrebbe accadere, se improvvisamente, una strana frenesia portasse i musicisti a uccidersi tra loro? . "Uccidi quei mostri" di Jeff Jackson, edito da @semlibri, giudica e ispeziona il rock, entrando di soppiatto per la porta del retro: nei piccoli locali di periferia, tra i gruppi ancora da rafforzare, tra canzoni abortite e note stonate. Una luce della ribalta ancora da vivere, offuscata da talenti non sbocciati, illuminata da neon fosforescente e impersonale. . La musica viene mandata a processo, rea di un appiattimento e una spersonalozzazione sempre più evidente, capace di uccidere magia e vitalità. Di far perdere quel palpito proprio della canzone che ti salva la vita. . 200 pagine di romanzo filano via, seguendo musicisti nella loro spasmodica ricerca di una identità, di un motivo per superare la paura scatenata da assassini spietati, che uccidono durante concerti. Una purificazione maledetta, il sacrificio della musica in una distorta ultima possibilità di salvezza della stessa. E proprio quando il romanzo sembra finito, magia: come un vinile invecchiato e polveroso, anche il libro ha un lato a e un misterioso lato b. Per approfondire la vicenda, per osservare uno specchio riflesso, per immergersi in situazioni speculari, e più oscure.