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Da quasi quarant’anni Elias Canetti tiene dei ‘quaderni di appunti’ che un giorno appariranno, si può supporre, come una delle opere più sorprendenti del nostro tempo. Ma già questa scelta, fatta da Canetti stesso, e che ora pubblichiamo, è un libro che lascia tracce indelebili su chiunque gli si avvicini. Qui abbiamo davanti a noi un pensiero e un’immaginazione incandescenti e ribollenti per l’intensità, e al tempo stesso soggetti a una disciplina che li obbliga a manifestarsi soltanto quando il loro materiale ha raggiunto la durezza e la lucentezza del diamante. Canetti, questo esemplare «nemico della morte», ha sempre posto esigenze assolute allo scrivere. Dal suo unico, e imponente romanzo, Auto da fé, alla sua opera centrale, Massa e potere, ogni libro di Canetti è una sfida gettata contro un avversario strapotente, che si insinua in ogni piega delle cose: la morte. E, intrecciata a essa, è l’immagine del potere, di cui Canetti ha saputo illuminare, come nessuno oggi, i terribili segreti.
Così avviene anche nella Provincia dell’uomo: qui però vedremo Canetti non più costretto a fissarsi su un tema, ma abbandonato a tutte le onde della sua vita più segreta, che ci si manifesta con una lussureggiante abbondanza di idee, prospettive, miniature di romanzi, ritratti, aforismi, ipotesi, paradossi, giudizi, sempre con la massima asciuttezza e densità, toccando la letteratura e l’antropologia, i libri sacri e gli animali, le donne e l’antichità, la politica e la scienza, la psicologia e i viaggi, i sogni e la società – e dove, in ogni rigo, sentiamo l’avida attenzione e l’apertura di chi vuole pensare e vivere tutti gli infiniti mondi possibili, mentre sul fondo pulsa senza tregua il conflitto inesorabile con la morte.
«La storia disprezza chi la ama» dice, ad esempio, un frammento di questo libro, e sentiamo subito che quelle poche parole penetrano in noi come una scheggia che non estrarremo mai più. Così ogni lettore troverà in queste pagine qualcosa che da sempre avrebbe voluto pensare o, altre volte, avrà l’impressione di cozzare contro un avversario, ma un avversario perfettamente definito e netto, a cui essere grati più che a un amico. E alla fine sarà costretto a riconoscere che in questo libro abita qualcosa di cui ormai molto di rado si sente il bisogno di pronunciare anche solo il nome: la grandezza.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Una vita di riflessioni personali messe su carta. Elias Canetti, anno dopo anno, nei suoi taccuini torna sempre sui temi a lui più cari: il mito, la metamorfosi, la morte, ecc. e lo fa con pensieri fulminanti o con riflessioni più strutturate. Un'opera imprescindibile per comprendere il grande intellettuale bulgaro.
Un'anima lucidissima e rara che sversa sui taccuini le sublimi comiche abiezioni del mondo, le fragranze sfuggenti della storia, l'ultima verità commossa di cui può essere capace un cuore umano in mezzo al frastuono del mediocre, le false sirene del contemporaneo, la virtù ormai gocciolante dell'arte vera. Il sentimento del capire la vita subendola ugualmente nell'amoroso clemente taglio di cui è capace la grandezza. Istantanee perfette, pensieri di un solo rigo che valgono oceani o cosmi o lunghissimi viaggi interiori, sorprese illuminanti, folgori e pienezze d'insieme. Un breviario da custodire, da mandare a memoria, uno di quei libri dove l'assoluto è un segreto che invita il lettore a spogliarlo, timone e scossa oltre le bizze comode dell'ovvio in ogni salsa e la parvenza di misere parole vuote e senza presa. Capolavoro incarnato.
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