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Recensioni La provvidenza rossa

La provvidenza rossa di Lodovico Festa
Recensioni: 4/5

Un romanzo originale, intelligente, ironico, che guarda al nostro passato prossimo politico senza nostalgie e senza ipocrisia.

"Quando si è dissolta l'Unione Sovietica la forma storica del Pci si è svuotata. Restano i protagonisti, può rimanere una certa attitudine all'impegno sociale, ma quel mondo è scomparso. I Settanta sono l'inizio della decadenza, per questo sono interessanti..." dall'intervista a Lodovico Festa di Lara Crinò - Il Venerdì di Repubblica

Un magnifico viaggio nella vita quotidiana del PCI ambrosiano degli anni Settanta: una burocrazia di partito articolata nel territorio che riesce a organizzare e controllare tutto e tutti, distretti, settori produttivi, sindacato, con una divertente meticolosità spinta fino ad avere responsabili delle prostitute, dei becchini e persino del settore della moda. 1977. Bruna Calchi viene trovata assassinata nel suo chiosco di fioraia nei pressi del cimitero monumentale di Milano. Il Partito comunista italiano vive il momento di massima espansione elettorale e di potere nel pieno della solidarietà nazionale mentre l’Italia è attraversata dal terrorismo brigatista. La Calchi è una militante del PCI, iscritta alla sezione Sempione, è attiva, polemica e battagliera; che si tratti di un omicidio politico? Le indagini dell’ispettore Modena, un poliziotto democratico e con simpatie a sinistra, si avviano caute, siamo in anni caldi e bisogna evitare facili semplificazioni; altrettanto cauta e ben più segreta parte quella del Partito, affidata al presidente della commissione probiviri Dondi e al suo vice Cavenaghi. Niente deve rimanere inesplorato: la vita privata di Bruna, che era bella e corteggiata, viene passata al setaccio, così come la sua abitazione dove fra i libri viene scoperto un consistente libretto al portatore. Quando viene fuori che l’arma del delitto è un vecchio Machinen pistol di fabbricazione tedesca i probiviri si allarmano, perché l’arma potrebbe far parte di una partita di mitra dell’ultima guerra poi tenuta nascosta dai partigiani proprio nella cantina della sezione. A quel punto si affrettano a occultare il tutto, a cambiare sede alla sezione per prevenire scoperte da parte della polizia che potrebbero compromettere l’affidabilità democratica comunista e, grazie alla presenza capillare del partito in città, riescono ad anticipare ogni mossa della polizia. A cerchi concentrici, come la città di Milano, l’indagine si allarga sempre di più, le piste battute sono tante e anche se cadono una dopo l’altra consentono agli investigatori - e ai lettori – di conoscere una galleria di fantastici personaggi, dall’oscuro militante al piccolo opportunista, dall’intellettuale di potere alle massime cariche, ai funzionari zelanti, popola il PCI milanese mentre si attraversa una suggestiva zona della milanesità storica, la Fiera Sempione, scrutata nei più riposti angoli.)
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