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A cinque anni dalla sua nascita, la rivista online di psicoanalisi applicata "Frenis Zero" festeggia con questo libro, in cui raccoglie otto interventi di altrettanti autorevoli psicoanalisti su una delle aree tematiche che privilegia: il confine. La provenienza degli scritti è varia: qualche inedito, atti di congressi, riviste. L'idea di confine spazia da aree diverse del mondo interno, al confine tra psiche e soma, a quello tra individui, tra generazioni, tra discipline, con un'attenzione speciale a quello tra scienze "psi" e neuroscienze, tra psicologia, psicoanalisi e psichiatria, al confine spesso sfumato tra nevrosi e psicosi nella sempre più diffusa patologia borderline (Salomon Resnik), ai controversi e necessari confini del setting analitico, al confine tra vita e morte. Si segnala, tra gli altri contributi, tutti interessanti proprio nel loro essere, a causa della brevità, quasi sempre felicemente insaturi, il lavoro di Glenn Gabbard sul tema da lui ampiamente esplorato della valicazione del confine del setting. L'autore prende in considerazione un caso di grave violazione del setting avvenuto sotto la pressione incrociata della minaccia di suicidio della paziente in condizioni di sottovalutata vulnerabilità dell'analista in lutto. James S. Grotstein mette a confronto il pensiero di Ignacio Matte Blanco e il modello della mente di Wilfred R. Bion con i lavori di neuroscienziati come Damasio, Schore, Tomkins. Juan Pablo Jimenez incoraggia a cogliere l'opportunità che la ricerca neuroscientifica offre alla psicoanalisi per uscire dall'isolamento. Robert D. Hinshelwood esplora i punti di entrata della psicoanalisi degli inizi nella vita culturale inglese. Peter Fonagy fornisce un lucido quadro della situazione attuale della disciplina. I lavori più toccanti sono forse quelli di Janine Altounian, che commenta commossa il diario ingenuo e per questo tanto più efficace del nonno sopravvissuto alla deportazione e al massacro armeno, e, sorprendentemente, lo scritto autobiografico di Otto Kernberg, alle prese con le difficoltà di proteggere la sua personale crescita costruendo insieme l'importante ruolo istituzionale che è arrivato a ricoprire nella Associazione psicoanalitica internazionale, con il coraggio della curiosità senza rinunciare al desiderio di appartenenza, grato a tutti i suoi diversi maestri.
Anna Viacava
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