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Recensioni La pulce, la cerva e la vecchia scorticata. Tre fiabe da Lo cunto de li cunti

Recensioni: 5/5
Era tempo che Lo cunto de li cunti approdasse al grande cinema. Troppo forte è la suggestione dei personaggi, dei luoghi e delle storie di questo vero e proprio scrigno dell’arte di raccontare, che dalla corte napoletana del Seicento irradia tutta la sua luce su ogni genere di fiaba e di novella dei secoli successivi. Il genio letterario di Giambattista Basile aveva concepito la sua costruzione narrativa come un racconto dei racconti, incastonando cinquanta storie fantastiche dentro una storia-cornice e scegliendo la lingua napoletana per dar voce alla fantasmagoria colorata e trasgressiva delle sue fiabe. Il risultato, come decretò un secolo fa Benedetto Croce – suo primo estimatore e traduttore –, è che «l’Italia possiede nel Cunto de li cunti del Basile il più antico, il più ricco e il più artistico tra tutti i libri di fiabe popolari». All’alba del terzo millennio, Matteo Garrone ha deciso di tradurre in cinema l’esplosione fantastica e la fascinazione onirica di queste storie stupefacenti. Il suo film è costruito attorno alle tre fiabe che qui vengono proposte, e che rappresentano un ghiotto assaggio delle cinquanta complessive. Tre storie avvincenti e trasgressive che dipanano il tema delle passioni – dall’amore all’amicizia, dall’invidia alla seduzione – sul filo del grottesco e dell’inquietudine, del comico e del ripugnante, del licenzioso e dello scurrile, del dramma e della fiaba. Sono sentimenti declinati, in Basile, all’insegna degli estremi: strattonati tra bellezza e bruttezza, giovinezza e vecchiaia, altruismo e gelosia, lascivia e purezza; contornati da magie e incantesimi, stipati di fate, di orchi, di torri da espugnare, di insidie da snidare, di sollazzi e gozzoviglie, alla corte di re e all’ombra di castelli che si affacciano su boschi minacciosi o su ridenti giardini. Basile alla radice del fantasy moderno? Niente di meglio, per scoprirlo, che leggere queste tre fiabe, qui proposte anche col testo napoletano in appendice. )
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