L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
IBS.it, l'altro eCommerce
Cliccando su “Conferma” dichiari che il contenuto da te inserito è conforme alle Condizioni Generali d’Uso del Sito ed alle Linee Guida sui Contenuti Vietati. Puoi rileggere e modificare e successivamente confermare il tuo contenuto. Tra poche ore lo troverai online (in caso contrario verifica la conformità del contenuto alle policy del Sito).
Grazie per la tua recensione!
Tra poche ore la vedrai online (in caso contrario verifica la conformità del testo alle nostre linee guida). Dopo la pubblicazione per te +4 punti
Tutti i formati ed edizioni
Promo attive (0)
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La Naja: istruzioni per l'uso. Uno dei più fruibili scritti di Perec, godibile a più livelli, quello del calembour, quello satirico, politico, quello dei rimandi colti e non... la Letteratura Potenziale vince quando anche i contenuti trasmettono qualcosa. In alcuni momenti la vicinanza con Queneau è strabiliante, in altri la lontananza dal Perec che ci aveva deliziato con 'La vita' lascia un po' di vuoto. Molto bella l'edizione. Per chi ama le piccole cose di un grande Autore.
Davvero un gioiellino, questo romanzo breve di Perec, un diamante dalle mille sfaccettature, brillante di simpatia e, in fondo in fondo, impenetrabile nei sui infiniti rimandi e citazioni. Lo si può leggere tutto d'un fiato, travolti dal ritmo e dall'allegria della vicenda, oppure si può cogliere la sfida dell'autore e cominciare a scavare fra le pieghe del testo, risolvendo i mille quesiti lasciati cadere qua e là (che cos'è un "Babinski"? a chi si allude in "gli bruciarono dei pezzetti di legno nelle onecchie"?) e rintracciando le 150 figure retoriche elencate in fondo al libro. Edizione ben curata, traduzione eccellente.
Recensioni
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
La fortuna di Perec in Italia è un po' ineguale. Se il suo primo romanzo edito, Le cose (1965), attira l'attenzione di Vittorini ed esce da Mondadori già nel 1966, La vita istruzioni per l'uso (1978), invece, non viene pubblicato da Einaudi, che pure, su suggerimento di Calvino, l'ha fatto tempestivamente tradurre, ma, ben sei anni dopo, da Rizzoli, che lo ha rilevato dalla casa editrice torinese in crisi. Una diaspora editoriale segnerà il destino delle altre opere tradotte: da Guanda Un homme qui dort, da Bollati Boringhieri il teatro, molta autobiografia, parodie e saggistica, dalla Biblioteca del Vascello il Viaggio d'inverno, ancora da Rizzoli le altre opere narrative, da Guida La Disparizione, da Archinto Ellis Island. Per il pubblico, l'immagine dello scrittore risulta frantumata tra identità e appartenenze diverse, con esiti negativi. Accade così che la traduzione di W o il ricordo d'infanzia (1975) riscuota nel 1991 ben poca attenzione; sembra che, al di fuori di una cerchia ristretta di appassionati, nessuno sospetti, in Italia, di trovarsi di fronte a un testo chiave sulla memoria della Shoah, in cui il gioco sofisticato con alcuni modelli letterari (Jules Verne, i resoconti etnologici) serve a portare alla luce una sofferenza altrimenti indicibile.
Proprio nel gioco si nasconde la peculiarità della poetica perecchiana: nel gioco come artificio per far riemergere dal passato, o dal profondo, facendo finta di niente, le verità più scomode, più strazianti, più difficili ad ammettersi e a pronunciarsi. Quale motorino..., scritto mentre Le cose era in corso di stampa, ne è un esempio particolarmente felice. Appartiene alla vena del Perec pasticheur, che vi prende a prestito lo stile del maestro Queneau, completo di scrittura fonetica e di continue, esilaranti contaminazioni tra lÆargot più sbracato e la più puntigliosa erudizione mitologica e retorica. La storia è quella di un impacciato soldatino di estrazione popolare che vorrebbe evitare di venir mandato a combattere in Algeria. Il narratore, insieme a un piccolo gruppo di amici traboccanti di ingenue velleità progressiste, decide di aiutarlo, progettando prima di rompergli caritatevolmente un braccio, poi di indurlo a inscenare un finto tentativo di suicidio. Il curiosissimo impasto lessicale e sintattico riproduce, a livello formale, il tema centrale del racconto: l'incontro, foriero di disastri, tra la cultura tutta libresca dei benintenzionati intellettualini amici del narratore e l'ottusa e ineludibile realtà della vita militare. In mezzo, vittima espiatoria di uno scontro per lui incomprensibile, il soldatino di cui, nel romanzo, nessuno riuscirà mai a memorizzare il nome esattamente: "si chiamava Karamanlis o qualcosa del genere: Karamanz? Karawak? Karacova? Insomma, Karakoso. Comunque sia, un nome per niente banale, un nome che vi diceva qualcosa, che non si dimenticava facilmente". Tradotto con garbo e ingegnosità, questo Motorino è un bell'omaggio al Perec giocoliere; val la pena inforcarlo, aspettando che tornino in libreria altri capolavori perecchiani dimenticati, primo tra tutti Le cose, di cui Einaudi prepara una nuova, attesa edizione.
L'articolo è stato aggiunto al carrello
L’articolo è stato aggiunto alla lista dei desideri
Siamo spiacenti si è verificato un errore imprevisto, la preghiamo di riprovare.
Verrai avvisato via email sulle novità di Nome Autore