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Quant'è vero Dio. Perché non possiamo fare a meno della religione - Sergio Givone - copertina
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Quant'è vero Dio. Perché non possiamo fare a meno della religione
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Quant'è vero Dio. Perché non possiamo fare a meno della religione - Sergio Givone - copertina

Descrizione


Post-religiosi, atei, materialisti: nell'infinita gamma degli atteggiamenti dell'Occidente secolarizzato verso la religione sembra manchi solo quello più semplice: credere. È ormai una scelta marginale, in via d'estinzione? Niente affatto, tanto è vero che il bisogno di Dio sembra tornare alla ribalta ovunque nel mondo, in modi anche drammatici. Perché? È opinione comune che la religione sia stata inventata dagli uomini per autoconsolarsi della propria condizione mortale. Ma se le cose stanno così, come mai tutte le religioni hanno sempre offerto ai fedeli e ai non-fedeli scenari inquietanti, dal giudizio finale al paradiso e all'inferno? Il fatto è che la religione, nel momento in cui risponde alla domanda sul senso della vita, riguarda la nostra libertà, perché della libertà è l'ultima difesa e non la soppressione. Ecco perché il ritorno a Dio è necessario al fine di contrastare il totalitarismo in tutte le sue forme. Se è vero che la religione non può essere tenuta fuori dalla sfera pubblica, riflettere sulla sua opportunità significa riflettere sulla giustizia, che è ciò da cui si dispiega, secondo la lezione del pensiero antico da Parmenide in poi, l'ordinamento stesso del mondo e del nostro stare insieme come umani. Uno dei nostri maggiori filosofi si interroga e ci interroga sulla necessità della religione prima ancora che sul bisogno di essa, avendo il coraggio di prendere le distanze da figure mai come ora oggetto di discussione e al centro del dibattito: Nietzsche e Heidegger. E lo fa da laico, consapevole che laico non è chi rivendica la propria indifferenza nei confronti della religione ma al contrario chi la prende sul serio, riconoscendo che i contenuti essenziali con cui è chiamato a fare i conti, le ragioni per cui si vive, vengono proprio da lì. Un percorso incalzante e profondo che fa appello alle conclusioni di poeti e scrittori non meno che a quelle dei filosofi - Hölderlin e Dostoevskij su tutti -, intreccia alla religione il discorso sul sacro e mette in guardia dai pericoli del relativismo e dell'etica utilitaristica. Al cuore, una domanda cruciale: davvero possiamo fare a meno della verità sull'uomo e sul mondo che solo la religione è in grado di comunicare?
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Dettagli

2019
Tascabile
17 ottobre 2019
187 p., Brossura
9788828202929

Valutazioni e recensioni

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Giorgio Minucci
Recensioni: 5/5
Il negativo

In quest'opera, la reliigione diventa produttrice di senso nel nostro essere-nel-mondo (1), in più, seguendo le orme di Pareyson, Dio assume in sè la contrapposizione e il negativo (2). Per quanto riguarda il primo punto, «Tutto, in una prospettiva religiosa, ha senso. Tutto: anche ciò che ripugna la coscienza morale, anche ciò che urta più profondamente la ragione, anche ciò che appare assolutamente scandaloso» (pp. 25-26). «perché tutto rinvia a una verità nascosta ma che vuole essere rivelata» (p. 26). Si tratta della verità escatologia che si dà e non si dà liberamente nel libero ascolto dell'uomo. Per quando riguarda il secondo punto, in Dio si pone la contrapposizione più grande, tra la vita e la morte, Ed è Dio stesso a morire. Ma Dio vive e ama attraverso la morte e la sofferenza. Anche l'uomo soffre e ama nell'ombra della morte; non si ama forse la persona che nella sua unicità esprime il suo lento passare? Ma se Dio muore allora è perché ama e ha scelto la vita, anche se la sofferenza e la morte rimangono un suo segno indelebile. Di fronte al nichilismo del nostro tempo, la libertà sacrale dell'essere puo realizzarsi, ma non possiamo darla per scontata, e qesta è la cifra del pensiero tragico di Givone, che ripropone in questo modo la sua "Storia del nulla".

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santo
Recensioni: 5/5

consigliato

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Loris
Recensioni: 5/5

La lettura del saggio di Givone richiede un certo grado di attenzione, ma ricompensa lo sforzo. Mi risulta difficile offrirne un compendio in poche righe. I rimandi filosofici vanno da Kant e Hegel ad Habermas; un ruolo chiave è giocato anche da un romanziere, Dostoevskij, nella cui opera ritornano le domande chiave sul senso della vita e la natura del male. Le religioni prese in considerazione sono l’ebraismo e il cristianesimo, divise dalla Legge e dall’Amore. Semplificando, Givone riconosce un senso del sacro che nonostante le apparenze non si è dissolto e anzi è alla base dell’atto fondante di ogni cosa. Il sacro permette di distinguere ciò che è bene da ciò che è male, per certi versi precede (è) la voce di Dio, lo guida nel momento della scelta, la stessa cui è chiamato l’uomo. Per Givone il male non è un semplice accidente, un ostacolo da superare nell’evoluzione lineare verso il bene. Esiste e resta una potenzialità sempre presente, evocato dalla stessa libertà che chiama Dio e l’uomo a scegliere. Nella lettura proposta, Dio non offre una giustificazione al male, lo interiorizza, arrivando all’esperienza limite della negazione di Se’ nella morte del Figlio. Il tempo intermedio prima della rivelazione dell’Apocalisse è quello della mistificazione, dell’etica utilitaristica e della ragione che si pone come principio autosufficiente. L’uomo con l’ausilio della tecnica può violare il sacro, ma paradossalmente proprio in questo modo può ritrovarlo. Oppure arrendersi alla vittoria del nulla.

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Conosci l'autore

Sergio Givone

1944

Sergio Givone è nato in provincia di Vercelli nel 1944 e risiede a Firenze. Filosofo e romanziere, è professore emerito all’Università di Firenze, dove per anni è stato ordinario di Estetica presso la facoltà di Lettere e Filosofia. I suoi studi riguardano in particolare l’estetica e il pensiero tragico. Tra le sue numerose pubblicazioni ricordiamo, per citarne solo alcune, Storia del nulla (Laterza 1995), Non c’è più tempo (Einaudi 2008), Metafisica della peste (Einaudi 2012), Luce d’addio. Dialoghi dell’amore ferito (Olschki 2016), Quant'è vero Dio (Solferino 2018).

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