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Elisa Ruotolo ha una voce che si riconosce sempre, dentro c'è un mondo, il Meridione con la forza riarsa e terrigna delle sue immagini, e lo sguardo personalissimo di un'autrice destinata a conquistare uno spazio ben illuminato nel panorama della letteratura italiana.
«Che romanzo unico, meraviglioso ha scritto Elisa Ruotolo che di mondo ne ha visto poco, dimostrandoci che il talento, lo sguardo, persino l'esperienza sono categorie dell'anima, nate e cresciute in un angolo di giardino» - Teresa Ciabatti, la Lettura
In un Meridione ben distante dai segni della modernità urbana, la protagonista cresce oppressa da un ambiente familiare in cui le condotte pubbliche e private sono spietatamente misurate sul terrore del giudizio sociale e sul rigore vincolante del dovere quotidiano. Il nido protettivo diventa allora nodo difficile da sciogliere e da portare. «Famiglia era questo: una messa in comune del privato, un difetto di autonomia, una continua chiamata in causa dell'altro, un sostenersi che diveniva peso.» A smentire il clima familiare, la figura della nonna materna, una donna vitale, attenta ai propri spazi di autonomia e libertà, un modello stigmatizzato dai genitori della ragazza ma di cui lei sente di aver ereditato il «sangue ferino”, una sotterranea spinta a spezzare i legami per seguire i propri desideri. Questa attrazione si incarna per lei, nell'infanzia ma soprattutto nell'adolescenza, in Nicla, una ragazzina libera e istintiva che non ha paura di andare con i ragazzi. Paura che al contrario la protagonista non riesce a vincere se non nelle sue fantasie o nei libri, tanto che la ritroviamo adulta ma ancora inesperta di sé e degli uomini: la sua piccolezza assai simile a quella del bonsai, che – frenato nella crescita con tagli e legature – non è in grado di dare ombra né frutto. Ha un lavoro e si è lasciata alle spalle il dialetto da cui proviene quando conosce un uomo che rappresenta il proibito, il desiderio: forse il nodo più difficile da affrontare: «Avevo sempre pensato che per me tutto potesse risolversi nel chiuso di una stanza o negli affetti in cui ero nata, ma Andrea ora mi dimostrava che c'era anche altro». Si tratta di fidarsi, ma quanto coraggio serve per assumersi la responsabilità del proprio piacere?
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Dispiace dare una valutazione sostanzialmente negativa di questo libro (l'ho abbandonato attorno alla metà) perché l'autrice scrive davvero bene, non come tanti osannati casi letterari dallo stile inesistente. Purtroppo la trama non mi ha "presa" o, perlomeno, dopo il primo terzo del libro, si è rarefatta, avviluppandosi attorno ad una vicenda di sesso e amore che a me è parsa un filo imbarazzante, sia rispetto alle qualità introspettive e di auto-analisi di cui aveva dato prova la protagonista all'inizio del racconto sia rispetto all'indubbio talento della Ruotolo che da un certo punto in poi mi è parso "fuori fuoco"
Libro pieno di riflessioni delicate e ben scritto. Per il resto, pur essendo breve, mi è parso un mattone indigeribile. Le ultime pagine le ho lette saltando qua e là.
Scrivo la recensione solo per i libri più belli e qui, già dopo poche pagine, ho capito che era il caso di prepararsi..Entusiasmo per tutto, dalla "centratura del titolo", per tanti pensieri unici e bellissimi che non ho mancato di annotare, per il talento nello scrivere, per il modo intenso e partecipato, cosi' lucido e costante fino alle righe finali; quest'ultime da non riferire certo qui ma che ho imparate a memoria: una conclusione che non e' perché non puo' essere ma che aderisce magicamente a tutta la storia. Non e' un libro facile ne' agevole: tutt'altro. Una introspezione accurata, decisamente spietata, che non disorienta ma indirizza verso il centro ognuno di noi, quel luogo proibito, segreto di tutta una vita per ottenere un appagamento che troppo spesso e' destinato a restare solo miraggio. Con le mie cinque stelle, davvero tanti complimenti a Elisa Ruotolo.
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