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Anno edizione: 2017
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Lo stesso Perissinotto, nell'introduzione a questo romanzo, ammette che si tratta dell'ennesima storia sugli anni di piombo, tematica già presente in altre sue opere. In questo caso, la vicenda è raccontata in modo completamente diverso. Un genetico di fama internazionale torna a Torino dall'America e si rende conto che le ferite del suo passato non sono del tutto rimarginate. A quel punto, comincia una ricerca da parte della moglie stessa che non sa nulla del suo passato, che li porta a fare i conti con l'uomo di ieri, la storia dei suoi genitori che non ci sono più, ma anche con la sua storia di bambino rinchiuso in orfanotrofio. La moglie, ignara di tutto, deve pian piano mettere insieme tutti i tasselli e provare a costruire insieme l'immagine di un uomo diverso da quello che ha sempre creduto fosse perché le cose non dette pesano più di tutto il resto. Edoardo, il protagonista, è uno straniero, non solo agli altri, ma anche soprattutto a se stesso. Perissinotto costruisce la storia difficile di un uomo tormentato che, alla fine, riesce a ritrovarsi e a continuare il suo percorso.
Primo libro di Perissinotto che leggo e devo dire che mi ha sorpreso positivamente, trama interessante e scritto veramente bene. Ma il finale incompiuto mi ha lasciato un po' di amaro in bocca. Più che sufficiente comunque il voto,consigliato e da consigliare.
Perissinotto è uno dei miei autori preferiti e non mi ha quasi mai deluso. Ogni volta che leggo un suo romanzo vengo a scoprire cose e aspetti che non conoscevo minimamente e i suoi libri, oltre che piacevoli come scrittura (tranne certi punti un po'più pesanti/noiosi), sono anche per una crescita personale e di sapere. Super consigliato come libro e come autore. Se leggete la critica e gli approfondimenti del libro su ibs vi farete già una bella idea dell'insieme del libro. Ps a volte l'uomo dimentica per non ricordare, per cercare di mascherare, nascondere o addirittura cancellare ciò che è stato...
Recensioni
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Torino è una città dai mille volti. Quando leggo un libro ambientato a Torino scopro sempre qualcosa che non so su questa città dall’apparenza perfetta ma dai vicoli fallaci, dalle belle facciate che nascondono passati sporchi e odierni rancori. Come tutte le città, obietterete. Sicuramente, ma non tutte hanno il fascino di Torino. Nel nuovo romanzo di Alessandro Perissinotto Quello che l’acqua nasconde il passaggio dal bianco al nero, dal pulito allo sporco, dal bellissimo all’orrido, con rare concessioni a vie di mezzo e luoghi neutri, è sicuramente uno degli aspetti che mi hanno più intrigato. Perché questo manicheismo di fondo appartiene non solo alla città ma anche ai personaggi, ciascuno a modo suo è un Giano bifronte capace di tutto e niente.
Andiamo per ordine, ma con difficoltà – lo ammetto – perché il libro è pieno di spunti e argomenti. E di novità rispetto ai precedenti romanzi di Perissinotto, che ho molto apprezzato (Le colpe dei padri va letto assolutamente).
La storia affonda le radici nel passato e nel torbido: se nell’incipit forte e accattivante riecheggia qualcosa di Pastorale Americana, non stupitevi, scoprirete più avanti il perché. C’è un incontro, un passato che si ripropone e una crisi immediata che porta i destini di tre personaggi a intrecciarsi. L’obiettivo è quello di far luce sul passato e al tempo stesso di oscurarlo, dimenticarlo: la memoria che lotta contro se stessa perché ricordare è doloroso, eppure è l’unico modo per affrontare il presente.
Edoardo Rubessi, eminente scienziato tornato in Italia dall’America per un’importante ricerca, convinto che il passato sepolto dagli anni sia ormai morto, cerca nascondere alla compagna, Susan, i segni di questo cadavere che, invece, vuole emergere. Lei, d’altro canto, è seriamente intenzionata ad andare a fondo, per capire chi sia veramente l’uomo che ha accanto e perché mente sulla sua giovinezza. Il terzo personaggio è il narratore, vecchio conoscente dello scienziato, amico di un’adolescenza lontana e mal vissuta, che porta la donna in giro per Torino, alla scoperta della città sulle tracce dell’uomo. Una specie di via crucis, con tappe dolorose per la storia d’Italia e deli personaggi.
Perché, come sempre nei libri di Perissinotto, la storia del singolo è legata a quella più grande, che lo sovrasta e lo ingloba nei corsi e ricorsi. Il narratore, professore di scienze alle superiori, si trova di fronte a una classe sgomenta e ignorante, a spiegare il terrorismo che spezzo l’Italia negli anni ’70 e a subire, come uno schiaffo in faccia, il totale disinteresse dei suoi allievo. Lui e la donna rivivono le atrocità commesse nei manicomi, luoghi in cui l’umanità vacillava e si rintanava in anfratti sporchi di urina e denti spezzati. Il dottore fa i conti con il passato (che nasconde un segreto), atroce quanto la consapevolezza che tutta la sua scienza non è in grado di curare le malattie e arrestare la morte.
Perissinotto affronta, con il ritmo e la struttura di un thriller davvero ben costruito, il tema dell’Uomo: la storia diventa un pretesto per ricordarci quanto l’Uomo possa essere crudele, vendicativo, stupido e bugiardo, quanta paura abbia di se stesso e delle proprie scelte, che neanche a distanza di anni è in grado di affrontare. E quest’Uomo, nella sua Storia, si muove su un palcoscenico perfetto, una Torino che nasconde e poi svela, a tratti monumentale e subito dopo decadente, capace di raccontare una storia terribile per poi richiuderla, velocemente, in un cassetto.
“Uno di quei momento in cui, stranamente, stare in equilibrio sul filo risulta molto più facile che cadere giù; e si rimane, per non rovinare nulla, per avere una cosa in più da rimpiangere tutta la vita.”
Recensione di Beatrice De Carli
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