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Anno edizione: 2020
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Fake news, social media e bombardamento mediatico: ecco come la propaganda si traveste da libertà.
«Molto più dell'ennesimo punto di vista sulla guerra dell'informazione, questo libro sostiene che dovremmo capire come la propaganda cerca di dare forma ai nostri pensieri più profondi prima di poterla affrontare» – Anne Applebaum
«"Questa non è propaganda" è un'esplorazione del relitto della democrazia liberale e una ricerca dei segnali della sua ripresa. Cosa potrà salvarci? Leggere, tanto per cominciare» – The Guardian
La censura è morta, viva la censura. Da quando quella del KGB costringeva Igor e Liana Pomerantsev, lui giornalista e lei documentarista, a lasciare la Russia insieme al figlio Peter, di acqua sotto i ponti ne è passata. Del KGB si parla solo nei film di spionaggio, il regime è caduto e la guerra fredda è finita: il modello democratico occidentale ha vinto a colpi di libera informazione. O forse no? La pluralità di voci che oggi si leva dai social media sembra il frutto maturo della vera democrazia: ciascuno può esprimere il proprio pensiero senza subire né censure né propaganda, descrivendo la realtà come appare agli occhi di chiunque. La stessa esistenza di questa pluralità però cancella l'idea di una realtà univoca e valida per tutti. “Censura tramite rumore” la chiama Pomerantsev, una vera tattica comunicativa: si inondano i social di una tale quantità di fake news che anche i contenuti verificabili si riducono a una delle tante versioni possibili e perdono il loro valore di verità. Dalle Filippine alla Cina, passando per Russia, America Latina, Gran Bretagna e Finlandia, Pomerantsev intreccia la propria storia con quella delle mutazioni subite dall'informazione mostrandoci che abbondanza e mancanza di fonti possono essere la faccia della stessa propaganda, ma soprattutto che non sempre la pluralità di opinioni significa democrazia.
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Consigliatissimo Peter Pomerantsev è l'uomo giusto (una grande penna!), è cresciuto nel posto giusto (l'Ucraina "amata" da Mosca), ed è nato da genitori giusti (due attenzionati del KGB), per raccontare questa storia: censura e libertà di mentire sono la stessa identica cosa!
Recensioni
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