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La raccolta di tre volumi di racconti del decennio 1981-1991 comprende: Il gioco del rovescio (I edizione, il Saggiatore 1981, II edizione accresciuta Feltrinelli 1988, UE 1991), Piccoli equivoci senza importanza (Feltrinelli 1985, UE 1988), L’angelo nero (Feltrinelli 1991, UE 1993). Chiude la raccolta il racconto I morti a tavola pubblicato in “Micromega” nel 2002. Nel decennio 1981-1991 il racconto e il romanzo breve rappresentarono la misura favorita di Antonio Tabucchi. Nella narrativa tabucchiana di quegli anni “il rebus, l’equivoco, il rovescio e il mistero tendono a sovvertire l’idea di un universo razionale. Di conseguenza, se tutta la realtà è fallibile, non esistono assoluti, quindi l’universo non ha ordine” (F. Brizio-Skov, Antonio Tabucchi. Navigazioni in un arcipelago narrativo, Pellegrini editore, 2002). Nella prefazione a Il gioco del rovescio l’autore afferma che il libro è nato dalla scoperta che “una certa cosa che era ‘così’, era invece anche in un altro modo”. È un libro “dettato dalla meraviglia. Ma dire dalla paura, forse, sarebbe più esatto”. È un libro di grande suggestione, soprattutto per il mistero e spesso per l’inaccessibilità di qualunque soluzione. Il “rovescio” è appunto la possibilità di soluzioni multiple, poiché la realtà è sorprendente e inafferrabile. I racconti di Piccoli equivoci senza importanza sembrano, a una prima lettura, avventure esistenziali, ritratti di viaggiatori ironici e disperati. Però l’apparente sintonia tra il reale e il narrato diventa all’improvviso turbamento e sconcerto: “I barocchi amavano gli equivoci”, scrive Tabucchi nella prefazione, “Calderon e altri con lui elevarono l’equivoco a metafora del mondo. [...] Anch’io parlo di equivoci, ma non credo di amarli; sono piuttosto portato a reperirli”.
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