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I racconti - Julio Cortázar - copertina
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I racconti - Julio Cortázar - copertina
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Descrizione


"Molto di quanto ho scritto si colloca sotto il segno dell'eccentricità, dato che fra vivere e scrivere non ho mai ammesso una chiara differenza", dice di sé in un suo libro-almanacco Julio Cortazar, uno dei più alti esponenti della letteratura fantastica del nostro secolo. Viene qui proposta la raccolta di tutti i suoi romanzi e racconti, compresi quelli sparsi nei libri-almanacco, a cui si affiancano due raccolte tradotte per la prima volta in italiano e, in appendice, un primissimo libro di racconti, quasi una sorta di laboratorio pre-letterario dello scrittore.
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Informazioni:

articolo usato, in condizioni generali buone/molto buone - completo di cofanetto e acetato originali recanti normali segni del tempo - volume integro, pulito, rilegatura ottima

Dettagli

1997
LX-1407 p.
9788844600228

Valutazioni e recensioni

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Matabis
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Sono riuscito a trovarlo in biblioteca. E' impagabile. Ma perchè non si ristampano simili operazioni editoriali? Andrebbero a ruba.

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luciano.comida
Recensioni: 5/5

Non so se al mondo esiste un volume più prezioso di questo: isola dei tesori a cui si può tornare e ritornare senza mai stancarsi, ogni volta scovando (o riscoprendo) racconti stupefacenti, intessuti di trame sensazionali, strutture all'avanguardia, scrittura ricchissima e piacere della lettura. In più, un centinaio di pagine sono dedicate dalle illuminanti riflessioni teoriche di Cortazàr sull'arte della narrativa. Chi già ama Julio Cortazàr sa di cosa parlo. Chi invece non lo conosce ancora, provi ad accostarsi alla sua opera: forse all'inizio ne resterà abbagliato e sconcertato. Ma superati i primi momenti di vertigine, si innamorerà di uno dei giganti del Ventesimo secolo e dei suoi meravigliosi racconti.

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Maurizio Ricci
Recensioni: 5/5

E' stato scritto che "The dead", la storia che chiude "Dubliners" di James Joyce, è considerato il più bel racconto mai scritto in lingua inglese; per quanto mi riguarda, non posso che associarmi ad un tale giudizio..... ma andate a leggere "un luogo chiamato Kindberg" (lo trovate anche nella raccolta "Ottaedro", uscita nei tascabili Einaudi o in "Latinoamericana: 75 narratori", una vecchia antologia pubblicata credo da Vallardi....) Non propongo il ballottaggio col sommo Irlandese in quanto Cortàzar non scriveva in lingua inglese.... Il volume del quale stiamo qui trattando risulta da tempo introvabile; raccoglie molti racconti che non è più possibile reperire (in italiano) da altre parti....Spero che sia nei piani dell'Editore una pronta riproposizione dell'opera di questo importantissimo e geniale narratore.

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Voce della critica


recensione di Puccini, D., L'Indice 1995, n. 7

Confesso di arrivare in ritardo nel commentare questo libro di singolare importanza. Ma le ragioni di questo ritardo, nel quale sono "caduti" pure altri recensori, stanno nella spiccata complessità del libro (a cominciare dal titolo che potrebbe essere contestato perché non tutti qui sono "racconti", forse anche secondo il concetto di Cort zar) e specialmente nell'iniquo e inspiegabile vuoto che oggi circonda lo scrittore argentino.
Eppure i dieci anni che ci separano dalla morte di Julio Cort zar (1984) sono passati con i molti ripensamenti, riletture e ricordi quali l'autore argentino si merita, e non solo in Spagna, Francia, Messico, ma anche in Italia, dove ci sono stati conferenze e convegni in suo onore, e dove si annuncia imminente la pubblicazione, presso la casa editrice Fahrenheit 451, di un libro di poesie edite e inedite, tradotte da Gianni Toti e presentate da Rosalba Campra, che su Cort zar ha scritto un libro di valore. Dell'anno scorso è anche la stampa di un nuovo volume di Sa£l Yurkievich, altro specialista degli scritti del narratore argentino, e la pubblicazione della "Obra critica" (Alfaguara di Madrid) dello stesso Cort zar, finora dispersa e di difficile reperimento, citata e utilizzata ampiamente dal curatore di questi racconti.
Rileggere Cort zar o leggerlo, in molti casi, per la prima volta (visto che qui non son pochi gli inediti in italiano), è un'esperienza tra le più gradevoli e fascinose che la lettura di un narratore può riservare: il taglio e l'invenzione strabiliante di ognuna delle sue narrazioni è un'esperienza difficilmente descrivibile: mettiamo, come quella di un salto nel vuoto, come un'immersione in qualcosa di profondo e di nuovo, come una fuga negli incubi quotidiani e non solo notturni, come un viaggio nelle inevitabili e sottilissime ripetizioni e insistenze del pensiero. Ernesto Franco ha ben centrato il problema della novità assoluta della scrittura cort zariana, parlando, proprio in apertura della sua brillante introduzione, di "una fisica della distrazione" e di una "fenomenologia dello sguardo eccentrico". Vorrei aggiungere, in suo aiuto, che in spagnolo all'uomo che si mostra "distratto" viene assegnato un termine felicissimo.. 'ensimismado'; parola strabiliante, che dà il senso della persona chiusa in se stessa o in se stessa vagante o sognante, come le reiterazioni angosciose e i passaggi ossessivi di Cort zar giustificano in maniera assai netta.
La singolarità dei racconti di Cort zar, da quelli più elaborati a quelli usciti d'incanto da un paradosso e da una visione del "mondo alla rovescia", ha meritato una sorte curiosa. Non pochi di essi hanno dato spunto a film di vario genere: il più famoso, come tutti sanno, è "Le bave del diavolo" (così si chiamano in spagnolo le ragnatele) da cui il nostro Antonioni ha tratto l'idea conduttrice (l'ingrandimento che rivela un dettaglio sconvolgente) di "Blow up". Ma film curiosi sono usciti da racconti come "Bottiglia in mare" da cui Ronald Reame ha tratto il film "Due sotto il divano" (1980); mentre dalla nouvelle o racconto lungo "Il persecutore", che è basata sulla figura e sulla musica del suonatore di jazz Charlie Parker, è nato un film dallo stesso titolo di Osias Wilensky; e da "Lettere di mamma" si è ispirato il film di Manuel Ant¡n, "La cifra impar" (1961); allo stesso Ant¡n si deve poi la versione cinematografica di "Continuità dei parchi" (con parti di "L'idolo delle Cicladi"); nonché (sempre di Ant¡n) la traduzione in film di "Circe"; infine un lungometraggio per la televisione francese è stato realizzato da Claude Chabrol dal racconto "I buoni servigi". Tutte queste notizie sono fornite dal curatore nelle note finali. Ma forse occorreva anche dire, sebbene il regista italiano Comencini non l'abbia dichiarato, che il film "L'ingorgo", da lui diretto, è in qualche modo debitore del racconto di Cort zar "Autostrada del sud": questa narrazione vertiginosa e paradossale fino all'assurdo nella quale un ingorgo autostradale, che si protrae a lungo, vede nascere amicizie, odi, amori, parti, e persino morti per malattie in mezzo ai passeggeri di diverse auto drammaticamente bloccate al ritorno da un giorno di vacanza.
Ho scelto questa elencazione un po' eterodossa perché in tal modo il lettore possa ripensare ai racconti di Cort zar, quelli di natura fantastica o quelli sorti da una minuta osservazione psicologica o quelli che si dipanano da un dettaglio o da una sorta di scommessa con la materia narrativa: quel racconto che narra la difficoltà di entrare in un pullover, o quello che gioca sui nomi del métro di Parigi all'inseguimento di una donna più immaginata che reale, o quello che coinvolge tutta una famiglia attorno alla malattia della madre, o quello che vede trasformare il protagonista e la sua grande attrazione per l'axoloti (specie di salamandra messicana) in un vero e proprio axoloti.
L'esperienza di lettura di Cort zar, dei racconti di Cort zar si risolve spesso in un enigma di scrittura ovvero, più in profondo, in una dichiarazione di poetica, perché è indubbio che alcuni di essi, per il loro docile e spesso quasi impercettibile passaggio verso l'irrealtà o la pura paradossalità, sono frutto di una studiatissima tecnica narrativa, di un'eversiva forma di scrittura, dove "gli echi mnemonici o qualunque associazione d'idee" assumono portata decisiva. La presenza di un certo sperimentalismo o ritorno "alla grande" avanguardia trovano in Cort zar una applicazione spesso insistita, forse pure qualche lungaggine, per esempio nella "nouvelle" "Il persecutore"; ma le radici di questa insistenza sul più minuto particolare psicologico ha la sua fonte in una tecnica mai tramontata, o meglio forse trascurata dai "piccoli" narratori di oggi: lo 'stream of consciousness'. Qui soprattutto Cort zar si distacca dal racconto fantastico "classico": da Poe come da Borges; ma si riallaccia al monologo "classico" di Joyce o a quello spurio di Faulkner. Per questo, mi sembra molto saggia la decisione di Ernesto Franco di raccogliere in appendice varie altre prove narrative dello scrittore argentino, gli indici delle edizioni Alianza di Madrid dove Cort zar ha messo in atto una sua ripartizione dei racconti in "Riti", "Giochi", "Lì ed ora" e "Passaggi" e infine due suoi articoli sulla tecnica del racconto, che appaiono davvero illuminanti.
Scrivevo all'inizio che non tutte le narrazioni qui contenute si possono chiamare semplicemente "racconti", almeno nell'accezione più corrente di questo termine letterario: non sono veri e propri "racconti" quelli di "Storie di Cronopios e Famas"; quelli di "Un tal Lucas" e vari altri. Ma sta forse proprio qui uno dei divertimenti maggiori dell'immersione del lettore in uno tra i più estrosi ed eccentrici autori del Novecento ispanoamericano: partendo da Borges per arrivare, appunto, a una forma di narrazione aperta e di rinnovato e travolgente avanguardismo.

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Conosci l'autore

Julio Cortázar

1914, Bruxelles

Figlio di un funzionario dell'ambasciata argentina in Belgio, è stato uno scrittore, poeta, critico letterario, saggista e drammaturgo argentino naturalizzato francese, particolarmente attivo nei generi del fantastico, della metafisica, del mistero. È oggi considerato fra i maggiori autori di lingua spagnola del ventesimo secolo.La sua formazione avviene all’insegna della contaminazione: filosofi come Montaigne, Platone, Cocteau costellano le sue letture di ragazzo, mentre traduce Jean Giono, André Gide, Chesterton, e ascolta tanta musica, in particolare il jazz (cui dedicherà più in là, nel 1959, L'inseguitore). Nel 1941, a ventisette anni, pubblica un lungo articolo su Rimbaud, firmandosi Julio Denis; nel 1948, per la mitica rivista Sur diretta...

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