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Una Roma mista e metafisica, contemporanea ma eternamente sospesa fra passato e futuro, è la vera protagonista, non l'ambientazione, di questa raccolta. Nove racconti, alcuni di respiro romanzesco, in cui riconosciamo una città contraddittoria che ridefinisce sempre se stessa, trasformandosi di generazione in generazione in un amalgama, in un viavai ibrido di stranieri e romani che si sentono comunque sempre tutti fuori posto.
«I racconti di Lahiri sono finestre, talvolta feritoie, su dei mondi che funzionano per conto loro e in cui noi sbirciamo per minuti, oppure giorni, oppure per una vita.» - Alessandro Tacchino
Segnati da un ambiente al contempo ospitale e ostile, i personaggi che abitano questi racconti vivono momenti di epifania ma anche violente battute di arresto. Così Il confine descrive le vacanze di una famiglia in una casa della bella campagna romana, ma la voce narrante è quella della figlia del custode che un tempo faceva il venditore di fiori in città e nasconde una ferita. Ne Le feste di P. un uomo rievoca le animate serate nell'accogliente casa di un'amica che non c'è più. La scalinata, una storia corale di quartiere, raduna sei personaggi, diversissimi per origine e appartenenza, attorno a un ritrovo comune, un saliscendi continuo di vita nel centro di Roma. Nella Processione una coppia cerca invano in città consolazione e sollievo per un episodio del passato che ha segnato tragicamente le loro vite. Dante Alighieri affiora rigoroso e a suo modo inedito nella vita di una donna americana trasferita in Italia, tra memorie del passato e inadeguatezze del presente, finché incipit vita nova. L'andamento della scrittura è riconducibile agli autori italiani del Novecento che Jhumpa Lahiri conosce e profondamente ama, a partire da Moravia che riecheggia nel titolo. Ma i temi di questo libro, il quinto che l'autrice scrive direttamente in italiano, sono tutti suoi: lo sradicamento, lo spaesamento, la ricerca di un'identità e di una casa, il sentimento di essere stranieri e soli ma, proprio per questo, in lotta e vitali.
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Ero interessato a leggere questo libro perché sono straniero e vivo a Roma. Libro assolutamente deludente. Privo di significato, ritratti di personaggi o narrazione. Ogni singola storia è la stessa: Roma è terribile, gli italiani sono terribili, gli stranieri non sono i benvenuti qui. Un ritratto monodimensionale della città.
Premetto che il racconto non è il genere letterario che preferisco. Ho trovato questo libro pervaso di amarezza, pur nel tentativo, qua e là, di descrivere una Roma "colorata" e bella. Ne esce il ritratto di una città affaticata e ostile. E non credo sia solo il punto di vista di una "straniera". Purtroppo.
Lo sguardo di questa scrittrice si posa non solo su Roma ma su alcuni abitanti "speciali" di questa città: gli stranieri. Coloro che sono arrivati per caso e sono rimasti, perché si sono innamorati di una persona o della città stessa, che ci hanno vissuto per un breve periodo per studio o lavoro, che vi sono arrivati come immigrati in cerca di un futuro migliore, che sono tornati per rivivere alcune emozioni, che la frequentano solo per alcuni mesi all'anno facendo la spola con il loro paese di origine. Il loro sguardo (che è poi quella di Lahiri) è imparziale, attento, delicato, mai giudicante ma nemmeno scusante. Ne esce una città che è impossibile non amare e dimenticare, ma nella quale è sempre più difficile vivere, soprattutto per chi viene da fuori e si sente sradicato, e una carrellata di personaggi molto interessanti, che fanno i conti con le proprie vite e le proprie scelte, il proprio passato e la loro origine. Sono racconti che si posano con delicatezza sulle pagine e sulla città, lasciando a volte una sensazione di sospensione, di incompletezza.
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