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Anno edizione: 2019
Anno edizione: 2015
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Considerato il primo romanzo autenticamente ecologista, Le radici del cielo valse all’autore il Prix Goncourt 1956.
«Questo romanzo è un capolavoro. Una satira amara che dimostra quanto il mondo sia poco razionale» – Anaïs Nin
«Un libro ammirevole, pieno di talento, originale, di spessore. Non mi capitava da tanto tempo di trovarmi qualcosa di simile tra le mani. L’avventura, il movimento, la realtà, l’ideale ne fanno una delle letture più eccitanti che sia dato avere» – Émile Henriot, Le Monde
A Fort-Lamy, nell'Africa Equatoriale Francese, il centro d'attrazione è l'Hotel del Ciadien. Il caffè-bar-dancing è di proprietà di Habib, una canaglia col sigaro perennemente alle labbra, il sorriso beffardo che non si rivolge a nessuno in particolare, ma pare destinato alla vita stessa, e di un suo protetto: de Vries, un giovane esile, eretto, capelli biondi ondulati, che si fa vedere raramente a Fort-Lamy e trascorre il tempo a braccare la natura in tutti i suoi rifugi col suo bel fucile col calcio incrostato d'argento. Fino a qualche tempo fa il Ciaden era un luogo piuttosto desolato, poi è arrivata Minna, tedesca, bionda, un gran corpo vistoso, un passato da dimenticare alle spalle, e l'atmosfera è cambiata. Un giorno, mentre Minna è al bar intenta a scegliere i dischi per la serata, piomba sulla pista da ballo un uomo con un viso energico e un po' scuro, i capelli castani e ricciuti, che ogni tanto rigetta indietro con un gesto brusco. L'uomo ordina un rhum. Poi comincia a parlare a Minna. Non le dice né chi è né da dove viene, ma le parla degli elefanti, delle migliaia di elefanti che vengono uccisi ogni anno in Africa. Meravigliosi animali in marcia negli ultimi grandi spazi liberi rimasti al mondo, abbattuti senza pietà. E così, quasi senza accorgersene, Minna e Morel, il "francese pazzo", l'"avventuriero dello spirito" compiono l'uno verso l'altra i primi passi di un'avventura che diventerà leggenda in Ciad e in tutta l'Africa Equatoriale Francese.Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
Un libro straordinario intenso e generoso. Un romanzo ecologista, sociale e anche politico il cui finale mi ha indotto a pensare ad una storia che ancora non ha avuto fine ed il cui finale è in parte ancora sospeso. Un libro assolutamente geniale e sorprendente. Un libro attuale, sì, ma per il 1956, per cui per comprenderlo meglio e trarre l'assoluta straordinerità del romanzo consiglio -prima di iniziare questa meravigliosa avventura- di leggere la storia del colonialismo francese nel Ciad. Auguro a tutti il piacere di leggerlo come lo è stato per me.
E' veramente un romanzo corposo che racconta una storia articolata ed intensa, un vero romanzo zeppo di personaggi le cui vicende sono raccontate, unico neo, con dovizia di particolari: forse anche troppi. Il racconto prende l'avvio da Fort-Lamy nell'Africa equatoriale francese dove fra ex-militari sconvolti dalla guerra di Corea, politici e politicanti, una particolare ex-prostituta e appassionati del continente appare un francese, Morel, che dedica la sua vita alla lotta per la salvezza della natura africana ma in particolare degli elefanti. Questo libro scritto nel 1955/56 è stato definito il primo ecologista della storia e in realtà affronta tanti temi: il razzismo, le ideologie,la presa di coscienza dell'autonomia dei popoli africani, i rapporti fra gli uomini e la loro solitudine, i primi barlumi di consapevolezza sulla necessità della salvaguardia dell'ambiente naturale con le difficoltà anche economiche che questo comporta e ancora il progresso e le sue conseguenze ...Veramente un bel libro pieno di rispetto per le mille sfaccettature dell'essere umano e scritto con una prosa molto godibile, asciutta ed elegante.. " Ulè, un paesaggio cui era difficile negare una certa aria di felicità"..
Dopo aver letto "La vita davanti a sè" che tanto mi era piaciuto con la sua prosa brillante, frizzante, divertente e commovente, con molte aspettative mi apprestavo a leggere "Le radici del cielo". Non mi ha convinto dalle prime pagine. Verso metà, mi stava appassionando ma poi ho letto sfogliando le ultime pagine perchè sinceramente non reggevo più la scrittura molto appesantita e non piacevole alla lettura. Non è paragonabile ad Hemingway sia come temi sia come prosa; forse paga il fatto del risvolto politico del libro (a tratti eccessivamente verboso) che nel 1956 aveva un senso ma che nel 2014 tale senso l'ha perso. Si perde anche infatti la passione ecologica che appare a tratti ma che poi si perde nella verbosità della prosa.
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