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Radici di mafia. Dai bravi manzoniani ai picciotti dei Florio - Giuseppe Governale - copertina
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Radici di mafia. Dai bravi manzoniani ai picciotti dei Florio - Giuseppe Governale - copertina
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Descrizione


"Don Carlos d’Aragon, il governatore di Milano che nel 1583 diramò le prime “gride” contro i bravi, era di Castelvetrano, come Matteo Messina Denaro. Don Abbondio, il curato de I promessi sposi che si piega alla prepotenza, somiglia per ignavia a padre Pirrone, consigliere spirituale del principe di Salina ne Il Gattopardo. E ancora: Lucia Mondella, col suo matrimonio che “non s’ha da fare”, è un’ideale consorella di Franca Viola, la ragazza che ad Alcamo, nel 1965, rifiutò il matrimonio “riparatore” dopo il rapimento da parte di un rampollo di famiglia mafiosa. Fra Settecento e Duemila, così come fra nord e sud, è un gioco di rimandi e reiterazioni che fanno dubitare delle origini della mafia. Esempi di proto-mafia apparsi nel Settecento in Lombardia vennero stroncati dalle riforme di Maria Teresa d’Austria. Nel mezzogiorno, invece, quei fenomeni si sono andati consolidando, fino a trasformarsi nelle mafie che conosciamo dall’Ottocento. L’origine è un terreno fertile: la debolezza degli Stati – spagnolo, borbonico e italiano – incapaci di offrire punti di riferimento affidabili alle popolazioni del meridione. È nel vuoto dello Stato che si insinua la mafia, che ha storicamente occupato tutto lo spazio che le si lasciava a disposizione. Difficile dire se sia davvero nata in Sicilia: certo è che in Sicilia è stata lasciata prosperare. Questo libro è una ricostruzione rigorosa della surroga che lo Stato ha concesso alla criminalità organizzata nelle regioni del sud. Una delega non scritta che ha permesso alla mafia di avvelenare persino un’epoca apparentemente felice come quella dei Florio. E ancora, fino a oggi." (Roberto Alajmo)
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Dettagli

2025
31 ottobre 2025
232 p., Brossura
9791281695504
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