Nel nome del Signore. L'Europa dall'anno Mille alla fine del Medioevo

Dopo aver letto diversi libri di storia del medioevo ho trovato in questo testo un interessante lavoro di unione degli accadimenti nei diversi scenari che hanno caratterizzato l'Europa medioevale (così come il titolo preannuncia). Sono rimasto affascinato dalla capacità dell'autore di riunire in un quadro complessivo l'evolversi di vicende europee che a causa delle specificità locali sono tutt'altro che similari. Sono rimasto però deluso dalla conclusione del libro che è praticamente assente. Sembra quasi che l'autore non avesse più tempo per concludere il tema con la stessa attenzione con cui l'ha aperto. Nel complesso ,in ogni caso, lo suggerisco agli appassionati di storia.

Ora non riesco a dedicargli l'attenzione che serve: posso solo dire che mi ha stupito negativamente come si tratta la figura di Anselmo d'Aosta nel capitolo sulla cultura (pp. 142-143); la trovo una digressione gratuita e immotivata, peraltro agevole da contestare (con un qualsiasi buon manuale di filosofia del liceo; se poi si guarda alla letteratura specializzata e seria sul tema - Gilson, Southern, Vanni Rovighi, Beonio Brocchieri, Pereira, ecc. - non ne parliamo); non voglio però giudicare tutta la fatica dell'A. da queste due pagine che per me sono davvero infelici, e che sento come uno scivolone inspiegabile (nemmeno richiesto dallo svolgimento del capitolo). Spero che sia solo una défaillance unica nel testo e nulla più. Viceversa se queste due pagine sono il mattino da cui si può vedere l'andamento del giorno, e se tanto mi da tanto, pur non essendo uno storico laureato (ma avendo studiato un po' di filosofia) mi permetto di esprimere una profonda scetticità (nonostante l'A. sia docente di storia medievale). Mi piacerebbe sapere l'opinione di qualche specialista, docente o studente di storia medievale o filosofia/teologia. Staremo a vedere... (per questo voto medio, sto nel neutro per ora)