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Anno edizione: 2016
Anno edizione: 2015
Anno edizione: 2015
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Carrère ha tanti pregi - la scrittura nitida precisa e scorrevole, la curiosità verso il mondo, il rispetto per i personaggi e le storie - ma quel che lo rende uno scrittore insostituibile è l’incredibile onestà con cui riflette e conversa con il lettore. Leggendo i suoi libri si ha la sensazione netta di un’esperienza autentica, perciò che vale. E in questo libro la sua sincerità è applicata al tema della fede, cioè al fondamentale problema se la vita abbia un senso o meno, quesito che nella sua radicalità sgombra subito il campo da fronzoli e pose alla moda. L’autore riflette, senza dare risposte, dando parole ai dubbi e ai tormenti che ognuno ha. Ragiona sulla tradizionale religione cristiana con intuizioni brillanti e sorprendenti, richiamandosi alla propria vita privata e a personaggi apparentemente lontani da essa - ad esempio, Philip K. Dick. Che intelligenza e profondità! E la ricostruzione della vita di san Paolo, accompagnato dal fido evangelista Luca, è appassionante come ogni biografia raccontata da Carrère.
Questo libro è tante cose contemporaneamente: un'indagine storica sulle origini del cristianesimo, il tratteggiamento verosimile di personaggi storici come Paolo di Tarso e Luca l'evangelista, ma anche di Marco, Matteo e Giovanni. Dà spazio a personaggio come Flavio Giuseppe, Ponzio Pilato, lo stesso Gesù Cristo, il fratello Giacomo e chi più ne ha più ne metta. Ma, più di tutto, questo libro è la complessa e multiforme biografia dell'autore che ha come nucleo essenziale la sua conversione al cristianesimo e il riscatto/resipiscenza che lo riporta a una visione laica della vita. Una sorta di biglietto di andata e ritorno per l'inferno, laddove l'inferno è la fragilità psichica, la difficoltà del vivere che Carrére sperimenta in un momento della sua vita in cui la conversione al cristianesimo gli appare l'àncora di salvezza, il porto sicuro nel mare della sua disperazione. Ma in realtà è solo una triste isola deserta dalla quale pensa bene di fuggire. Da leggere assolutamente!
Già altri hanno detto della divisione tra la prima parte (francamente stucchevole) e la seconda, ricostruzione si presume abbastanza documentata della diffusione del cristianesimo ad opera di Paolo con la collaborazione di Luca, ma la narrazione rimane un ibrido tra ricostruzione storica e romanzesca. Apprezzabile il tentativo di rendere edotto il grande pubblico ormai disinteressato a simili questioni. Avrei dedicato invece spazio ad una questione più interessante dal mio unto di vista: perché mai , dopo la tanto decantata conversione descritta nella prima parte, Carrere si è ripensato ed è tornato ateo? Sul punto si tace. Peccato.
Recensioni
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Il Regno è un viaggio appassionante nelle nostre radici cristiane e religiose. Bisogna conoscere per credere, ma bisogna anche dubitare. La ricerca è frutto delle tentazioni, delle elucubrazioni, ma disquisire sul cristianesimo non è l’obiettivo del libro. L’autore francese, infatti, ci regala un’autobiografia che parla ad ogni lettore, rappresentando concretamente le nostre perplessità, anche quelle che non avranno mai una risposta.
Questo libro scorre sul filo delle emozioni, si divora in base alla nostra fame di sapere. C’è chi lo troverà noioso; c’è chi si tufferà tra le sue pagine e ne uscirà rigenerato, con gli occhi pieni di stupore. Io faccio parte della seconda categoria di lettori ed è per questo motivo che ne voglio parlare con la massima chiarezza, perché ogni pagina di questo libro mi ha donato maggiore consapevolezza.
Il Regno non è un saggio storico, non è l’ennesima inchiesta sui Vangeli, non cerca di distruggere la fede. Carrère parte da se stesso e dal suo rapporto con la religione, dopodiché, indaga e ci presenta il suo resoconto. La sua indagine non ha come fine la risoluzione di un cold-case o di scovare il colpevole, ma ci fa entrare nel cuore di quelle prime comunità cristiane, che con inaudito fervore abbracciarono le parole di un credo nuovo e inaudito.
Carrère si concentra sui suoi massimi divulgatori: San Luca e San Paolo. Il primo è il medico macedone che attraverso il suo Vangelo ci dona un’immagine poetica della vita di Gesù; il secondo ha portato la fede tra i “gentili”, i “non circoncisi”, scontrandosi anche con i discepoli rimasti a Gerusalemme e ancora legati a un “cristianesimo” per soli ebrei. In questo scontro storico, davvero accaduto e a volte violento, Carrère riporta alla luce quegli interrogativi che ci appartengono e ci perseguitano. In noi esiste solo il dubbio. La fede toglie ogni perplessità e ci fa semplicemente credere che tutto sia avvenuto come ci è stato tramandato. In questo scontro tra dubbio e convinzione, verità e verosimiglianza, stanno le pagine dello scrittore francese.
Un viaggio per l’appunto che non approda a qualche certezza, ma che ci aiuta nella nostra ricerca. Carrère ha pensato a tutto. Il suo lavoro è stato mastodontico. Ha ficcato il naso in tanti documenti, ha cercato tra le tante parole scritte nei secoli. Parte dalla sua esperienza, si mette a nudo e si dà in pasto al lettore. Non imita Cristo, ma va alla ricerca del suo messaggio. In San Luca, Carrère trova qualcosa di autentico. Questo evangelista infatti indagherà, scoprirà, riporterà ciò che ha appurato, stando lontano dai dogmi.
Una religione dogmatica è una fede farisaica. Tutto ciò che Carrère fa è comportarsi da uomo dubbioso, tenendosi lontano dalla verosimiglianza e avvicinandosi il più possibile al cuore di un messaggio millenario e ancora affascinante. Non trasforma il cristianesimo in sterile filosofia, non fa apparire Cristo come un guru, non apostrofa i discepoli come visionari; l’autore francese si affida semplicemente alla sua fame di verità. Ci dona pagine indimenticabili che tutti dovrebbero leggere, perché in questo gran mistero chiamato “Gesù” sta la parabola di ogni virtù e miseria umana.
Recensione di Martino Ciano
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